Sostanze chimiche, ma non soltanto. Quando si parla di dipendenza, saltano subito alla mente droghe o alcol, eppure in questo campo l’orizzonte sta rapidamente mutando. Sempre più diffuse sono le cosiddette ‘dipendenze comportamentali’, che comprendono tutte quelle forme in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.
L’identikit
L’oggetto della dipendenza è in questo caso un comportamento o un’attività molto spesso lecita e socialmente accettata, che diventa ‘patologica’ perchè eccessiva. La differenza sta, ovviamente, nel fatto che le conseguenze della dipendenza non si riflettono immediatamente sulla salute del soggetto, ma riguardano più in generale la sua vita. all’origine, però, i meccanismi psicologici sono simili.
L’aumento è evidente anche nella nostra regione: nel 2013 a essere in carico ai vari Dipartimenti delle dipendenze del Fvg per problemi comportamentali erano 335 persone, l’anno successivo il numero era già salito a 390. L’età più rappresentata è quella degli ultraquarantenni, la maggior parte sono maschi sposati e con un lavoro. La ‘patologia’ più diffusa è quella del gioco d’azzard.
“In base alle statistiche risulta evidente come nessuno di noi sia immune dal rischio di assumere questi comportamenti – spiega Valentina Vidal, dirigente psicologa e psicoterapeuta della Struttura complessa delle dipendenze dell’Ass 2 -. È possibile indicare alcune caratteristiche comuni ai soggetti che sviluppano dipendenze patologiche, ma bisogna sottolineare che si tratta di patologie multifattoriali, che insorgono quando si verificano contemporaneamente più elementi”.
I fattori di vulnerabilità sono disparati: si va dalla propensione ai comportamenti a rischio a una forte impulsività, a una bassa autostima che arriva fino a divenire un vero e proprio disagio psicologico. “Le persone spesso cercano sollievo alla propria situazione ripetendo azioni che diventano, col tempo, il fulcro intorno a cui ruota la loro stessa esistenza”.
Nessuno è immune
Il sesso, gli acquisti, il gioco, il computer, internet e la televisione sono alcuni di questi comportamenti. Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma per alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime conseguenze.
“Il punto di non ritorno a cui prestare attenzione è la perdita di controllo – prosegue la psicologa -. Vale per tutti: quando non si è più in grado di gestire la situazione in modo razionale, quando tutte le nostre azioni diventano in qualche modo funzionali a soddisfare quello che crediamo un bisogno, abbiamo superato il limite e siamo dipendenti.
Da questo momento in poi possono comparire comportamenti estremi, come il furto: si va dal padre che svuota il salvadanaio del figlio per giocarsi i soldi alle slot machine all’impiegato che ruba denaro sul posto di lavoro perché affetto da shopping compulsivo. Non si può parlare di ‘incapacità di intendere e di volere’, ma di perdita momentanea di coscienza: è come se la razionalità del soggetto fosse temporaneamente sospesa e la persona non fosse in grado di comprendere cosa sta facendo”.