La legionella torna a colpire a Pordenone. Questa volta, in gravi condizioni a causa del batterio è finito un 78enne del Friuli occidentale. Si tratta di un uomo del Sanvitese che era stato ricoverato in ospedale a Pordenone a fine luglio per altre patologie e, dopo esser stato dimesso, ha visto aggravarsi la sua situazione, presentando sintomi che hanno fatto scattare i controlli sulla legionella.
I test hanno confermato la positività. Adesso si sta cercando di capire dove possa aver contratto la malattia, se a causa della scarsa manutenzione delle tubature di casa, attraverso il condizionatore o addirittura durante il ricovero ospedaliero.
“La prognosi del paziente è ancora riservata”, spiega l’infettivologo dell’Aas 5 Massimo Crapiz. “Sta migliorando, ma le sue condizioni sono instabili ed è ricoverato in terapia intensiva. Una volta ottenuto il riscontro di legionella dalle analisi, il caso è stato notificato al Dipartimento di prevenzione. Adesso bisognerà capire dove può essere avvenuto il contagio. Saranno fatti tutti i controlli, anche in ospedale. La probabilità che sia interessata la struttura sanitaria è molto bassa, perché oltretutto era ricoverato in un reparto che ha filtri anti-legionella su ogni rubinetto”.
“La Legionella – spiega ancora Crapiz – è batterio molto piccolo, che ama l’acqua e si sviluppa nelle fonti caldo-umide, indicativamente tra i 20 e i 60 gradi. Nella stagione calda, quindi, è normale che ci sia un aumento, ma dobbiamo rassicurare la popolazione. La Legionellosi si contrae solo per inalazione, non bevendo l’acqua. In generale, poi, la clorazione (senza esagerare!) è efficace, quindi l’acquedotto presenta un basso rischio. Vanno invece considerati con attenzione i condizionatori”.
“Guardando ai numeri, i casi sono in lieve aumento rispetto agli ultimi due anni. Nel 2017 erano stati 11, mentre nel 2018 si erano registrati 18 casi. Dall’inizio del 2019 siamo a 11. Il leggero incremento, è legato anche al fatto che è aumentata la sensibilizzazione del personale medico nella diagnosi. Ma non ci sono situazioni epidemiche”, conclude Crapiz.