Mese dopo mese, anno dopo anno, lo scorrere del tempo e dell’acqua toglie millimetri e centimetri di suolo e, di conseguenza, tranquillità ai residenti di una parte di Gorizia.
E’ la gestione idrogeologica una delle principali preoccupazioni di chi vive nei quartieri collinari alla periferia del capoluogo isontino, da Piuma, San Mauro e Oslavia fino a Piedimonte. Quelli bagnati direttamente dall’Isonzo, e quelli che si trovano sulle pendici del Collio, dove frane e smottamenti, ed i problemi legati ai torrenti che scendono verso il fiume sono pane quotidiano.
“Sono anni che personalmente sto battagliando, anche assieme ai colleghi di San Mauro e Oslavia, su questa tematica, cercando di sensibilizzare le istituzioni e promuovere la soluzione dei problemi dei nostri quartieri – dice Walter Bandelj, già presidente circoscrizionale a Piedimonte -. Per quanto ci riguarda una delle questioni più urgenti è quella dell’erosione, in particolare sulla sponda destra del fiume Isonzo, dove la Groinizza entra nel fiume e si forma una profonda ansa. Qui l’acqua, con i continui cambiamenti di portata e corrente del fiume dovuti all’apertura e chiusura della diga in territorio sloveno, porta via ogni anno qualche centimetro di terra, e ci sono giardini delle abitazioni sulle sponde che rimpiccioliscono letteralmente, piano piano”.
La strada da seguire
La soluzione potrebbe essere quella di studiare una costante e robusta pulizia dell’alveo del fiume, e lo stesso potrebbe valere per i ruscelli che scendono dal Calvario o che percorrono il Collio, a San Mauro e Oslavia. Non solo. Anche le caditoie stradali e le griglie per lo scolo delle acque andrebbero ripulite annualmente per evitare allagamenti, che nell’ultimo inverno sono mancati solo per una stagione meno sfavorevole rispetto a quelle passate.
“Solo con un’attenta programmazione e con una manutenzione costante si possono limitare i problemi, e prevenire anche potenziali disastri – continua Bandelj -, anche se è chiaro che queste operazioni costano e non sono facili da gestire. Ma l’esempio positivo di quanto è stato fatto per il rio Stoperca indica la strada da seguire”.