Si è conclusa poco prima delle 11 di sabato mattina l’udienza di convalida dell’arresto di Abdelhabi Lahmar, il marocchino di 39 anni che mercoledì mattina ha ucciso la moglie e la figlia di soli sei anni, svoltasi davanti al giudice Alberto Rossi, che si è riservato la decisione. La novità emersa durante l’udienza riguarda, oltre alle accuse di omicidio pluriaggravato da vincoli di parentela e per l’efferatezza del reato, la premeditazione del delitto.
Arresto convalidato
Il giudice del Tribunale di Pordenone, Alberto Rossi, ha disposto la convalida dell’arresto e la misura della detenzione in carcere nei confronti di Abdelhadi Lahmar. L’avvocato dell’uomo, Gianluca Liut, ha comunicato che valuterà con l’assistito l’ipotesi del ricorso e ha annunciato di aver presentato un’istanza di sequestro del file audio della telefonata alle forze dell’ordine. Il file occorrerà come elemento probatorio della mancanza di lucidità di Lahmar.
Lahmar, secondo quanto riferito dal legale, non ricorderebbe nulla di quanto accaduto e sarebbe molto provato da quanto accaduto. “Non si capacita – ha riferito le parole di Lahmar -. Non riesce a rammentare nulla di quella notte, ma è distrutto per la perdita della moglie, che amava moltissimo, e della figlia che ha definito essere la propria ragione di vita”.
L’avvocato difensore si è anche soffermato sui contenuti della telefonata al 112: “Anche in quei frangenti – ha spiegato Liut – il mio assistito ha detto all’operatore di non ricordare cosa fosse successo e soprattutto perché”.
Domiciliari negati. C’è anche pericolo di fuga
Nelle sei pagine con cui motiva l’ordinanza, il Giudice riconosce la bontà delle accuse mosse dalla Procura di Pordenone ritenendo non applicabili detenzione domiciliare e braccialetto elettronico per il pericolo di fuga, e di reiterazione del reato.
Massacro di Pordenone: spunta l’ipotesi della premeditazione
Il legale dell'uomo ha reso noto che il proprio assistito non ricorda nulla di quanto accaduto e che è molto provato
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