La premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, saranno sentiti il 3 aprile dal Gup di Roma nell’ambito della vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore friulano trovato morto al Cairo nel febbraio del 2016.
I due dovranno riferire in merito alla disponibilità a collaborare con le autorità italiane espressa dal presidente egiziano Al Sisi nelle scorse settimane. La richiesta è stata avanzata dalla legale dei genitori di Regeni, Alessandra Ballerini, nel corso della nuova udienza del procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani.
Davanti al Palazzo di Giustizia di Roma, a piazzale Clodio, si è svolto un sit in a sostegno dei familiari del ricercatore friulano al quale hanno partecipato rappresentanti della Federazione Nazionale della Stampa e gli attori Valerio Mastandrea e Pif.
“Ognuno vive come vuole propria popolarità, crediamo che bisogna prendere posizione sempre” hanno detto i due artisti. “Siamo stati accanto alla famiglia Regeni fin dal primo giorno e oggi siamo qui per farli sentire meno soli”, hanno aggiunto.
Fermare qualsiasi spedizione di materiale militare da Trieste all’Egitto e a qualsiasi altro Paese che violi i diritti umani. E’ questa la proposta contenuta nella mozione proposta da Furio Honsell (Open Fvg), realizzata con il supporto di Tavola per la Pace Fvg, e approvata all’unanimità dopo un confronto d’Aula che ha portato alla totale condivisione del documento.
Una questione che secondo il consigliere regionale di Minoranza va analizzata con attenzione considerando i dati emersi dal sito internet www.weaponwatch.net e la vicenda Regeni che attende ancora verità e giustizia: “Dal 2013 al 2020 il Governo italiano, infatti, ha autorizzato vendite di armamenti militari all’Egitto per 2 miliardi e 33 milioni di euro, di cui 1.862,9 milioni di euro (92%) nei soli anni 2019 e 2020 – ha illustrato Honsell. Le ultime due relazioni governative relative alla legge “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” indicano che in effetti l’Egitto è diventato il primo destinatario di armi di produzione italiana”.
Sempre dalla stessa indagine – prosegue l’esponente di Open Fvg – è emerso che negli ultimi vent’anni il nostro Paese ha esportato nello stato nordafricano 230 milioni di armi leggere e munizioni (leggere e pesanti), di cui praticamente la metà nei soli anni 2020 e 2021 (rilevazione Istat: gennaio 2020-settembre 2021) e che la quasi totalità di materiali non soggetti alla legge 185/1990 (computer, unità periferiche, strumenti di misurazione, navigazione e orologi) sono partiti da Trieste”.
Sul tema è intervenuto Claudio Giacomelli (FdI), che ha definito “la vicenda Regeni come una tragedia terribile sotto diversi punti di vista, analizzando anche il crescendo di vendita di armi dall’Italia all’Egitto che ha avuto il suo record durante il governo giallorosso e che con il mandato a Draghi sta, fortunatamente, diminuendo auspicando che questa inversione prosegua anche con la premier Meloni”.
Pur concorde su questi aspetti Giacomelli ha sollevato alcune inesattezze presenti nel documento, prima fra tutte la citazione della “Città di Trieste e del suo porto come zona smilitarizzata e neutrale per le responsabilità che sull’applicazione del Trattato di Pace al Governo italiano competono”. Una definizione anacronistica e che, prima della votazione, è stata rimossa con l’eliminazione del punto B del documento.
Sullo spirito generale della mozione è intervenuta la consigliera Chiara Da Giau (Pd) che ha ricordato come “se vogliamo una costruzione seria e duratura della pace, dobbiamo pensare ad azioni di smilitarizzazione e di cessazione del mercato delle armi, strumenti di morte dalle conseguenze terrificanti. Sottolineando, inoltre, come sia intollerabile che l’Italia guadagni vendendo armi all’Egitto, nazione che si è resa responsabile di un crimine efferatissimo nei confronti di un nostro corregionale e che addirittura sta bloccando pretestuosamente il processo che porta all’attribuzione di queste colpe”.
Infine, secondo Ilaria Dal Zovo (M5S): “Da cittadini di questa regione dobbiamo mandare un segnale e far sentire la voce e l’indignazione di questa Aula in merito al caso Regeni, quello che vogliamo è giustizia”.