A Carlino, venerdì scorso, un gatto domestico è stato trovato dalla sua proprietaria con il pelo imbevuto di gasolio e olio motore. Quasi certamente i suoi aguzzini volevano bruciarlo vivo, ma Benny – questo il nome del bel micio nero che vedete in foto – deve essere riuscito a fuggire prima che la fiamma di un accendino lo raggiungesse.
Aveva tutto il corpo cosparso di liquido infiammabile, tranne la coda; dettaglio che fa pensare che possa essere stato sollevato proprio dall’estremità per essere poi immerso in un grande recipiente, molto probabilmente un barile di oli esausti e miscela. Attualmente si trova ricoverato in una clinica di Monfalcone e, anche se in netto miglioramento, non si escludono possibili danni ai reni e al fegato.
Quanto avvenuto nel paese della Bassa friulana è qualcosa di inaudito, sadico e malvagio. Ma la crudeltà, spesso, non conosce pietà né pace. Non è un caso, infatti, che negli ultimi 3-4 mesi nella stessa zona si siano verificati diversi maltrattamenti oltre a strane e improvvise sparizioni.
Nell’area compresa tra il campo sportivo e il cimitero di Carlino, dall’inizio del lockdown è sparita nel nulla un’intera colonia felina composta da dieci elementi. Nello stesso periodo un’altra decina di gatti domestici ha subito violenze e angherie, tali da costringere i proprietari a ricorrere a costose operazioni e ricoveri: un gattino è stato trovato con il bacino fratturato, un altro con la spina dorsale rotta. A un terzo hanno sparato addirittura in volto con una carabina. Tra calci, bastonate e fucilate, non potevano mancare anche i gatti morti a causa delle esche avvelenate disseminate nelle aree verdi della zona, sempre fra via Tonizzo e via Ortuzzi.
I carabinieri continuano a ricevere denunce e querele dai proprietari dei mici, ma ormai molti residenti sembrano aver capito chi possa celarsi dietro a questi episodi.