Sempre più migranti provenienti da Paesi contermini, dove viene loro negato lo status di rifugiati, pretendono di essere accolti in regione.
La gestione dell’emergenza richiedenti asilo in città a volte è difficile, come testimonia l’episodio accaduto ieri all’ex caserma Cavarzerani, a Udine.
Zappalorto: “A pratica respinta non se ne vogliono andare”
“Al diniego dello status di richiedente asilo, in base al provvedimento emesso dall’Unità Dublino, i migranti devono lasciare il nostro Paese ed essere accompagnati in quello dove la polizia ha preso loro le impronte digitali – spiega il prefetto di Udine Vittorio Zappalorto –, invece pretendono di essere accolti e non se ne vogliono andare”.
Ieri pomeriggio all’esterno dell’ex caserma Cavarzerani, di via Cividale a Udine, un pakistano di 32 anni, ha ingerito candeggina proprio dopo che la sua richiesta di asilo era stata respinta.
Protesta in via Cividale
Il gesto estremo ha scatenato la protesta dei migranti che alloggiano nella struttura. Il giovane è stato soccorso dal personale del 118 e trasportato d’urgenza all’ospedale di Udine dove è stato sottoposto a lavanda gastrica. Sta bene,non è in pericolo di vita, ma è ancora ricoverato in ospedale.
Martedì pomeriggio Polizia, Carabinieri, vigili urbani e anche una pattuglia delle Fiamme gialle hanno lentamente riportato la situazione alla tranquillità, permettendo a due amici di visitare il connazionale per sincerarsi delle sue condizioni.
“L’episodio che ha generato la protesta è legato esclusivamente al rifiuto dello status di richiedente asilo – come spiega Fabio Di Lenardo della Cri -, all’incertezza con cui queste persone devono affrontare il futuro più prossimo e non alle condizioni di vita degli ospiti all’interno della struttura”.
Struttura dove i richiedenti asilo vivono per mesi, a volte anche oltre un anno, in attesa di conoscere la propria sorte e, in caso di diniego, rientrare nel primo Paese europeo dove sono stati registrati.
Unità Dublino contro l’‘asylum shopping’
L’Unità Dublino è nata per renedere responsabile del relativo esame della situazione di ciasun migrante un unico Stato, al fine di contrastare il fenomeno dell’‘asylum shopping’.
L’unità scambia “informazioni sui richiedenti asilo, di verificare lo Stato Membro responsabile della valutazione della domanda di protezione internazionale, di organizzare i relativi trasferimenti. L’attività – spiega il Ministero degli Interni – si articola principalmente in due flussi di lavoro, a seconda che si tratti di pratiche incoming, e cioè di verifica di responsabilità presentata da altri Stati Membri all’Italia, o outgoing, di verifica di responsabilità presentata dall’Italia agli altri Stati Membri”.
Nulla di nuovo all’orizzonte dunque, visto che tutti i migranti presenti alla Cavarzerani, come prevede la legislazione europea, sono in attesa di giudizio dell’Unità Dublino e da un giorno all’altro potrebbero essere costretti a lasciare l’Italia per fare rientro in Austria – come nel caso citato -, Germania, Francia e Spagna.