Introverso, schivo fin da bambino. Nicola Garbino, fin dalla tenera età, ha manifestato un carattere particolare, diverso dai suoi coetanei di Zugliano. Non per questo, comunque, si poteva prevedere diventasse un assassino. Vicini e conoscenti, dal momento in cui è stato annunciato il nome del colpevole dell’omicidio di Silvia Gobbato, hanno scavato nella loro memoria per individuare la fisionomia, il carattere del 36enne, qualcosa che consentisse di comprendere il gesto. In paese la gente si chiede come abbia potuto progettare un sequestro lampo, scegliendo una vittima casuale nel polmone verde della città, l’ippovia limitrofa al parco del Cormor, oasi sportiva e di relax per le famiglie friulane.
Una vita di solitudine
Tutti ricordano il suo carattere schivo. Fin da bambino era taciturno e preferiva rimanere per conto suo, in disparte, rivela un suo coetaneo. Era l’opposto del fratello, di tre anni più grande, che invece è solare di compagnia e ben inserito nel lavoro e nella comunità.
Diverse persone, però, si ricordano della passione di Nicola per la bicicletta, che lo impegnava in lunghe corse, senza mete precise: sempre da solo.
Riemerge, poi, anche il ricordo di un evento particolare, risalente alla sua infanzia.
Cadde, infatti, dalla finestra e si ferì, fortunatamente in maniera non gravissima, senza riportare conseguenze permanenti. Sull’episodio, all’epoca, calò il sospetto che il gesto non fosse accidentale, forse frutto di un disagio psicologico che metteva le prime radici.
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