Monfalcone dice no alle classi ghetto e una sessantina di piccoli alunni rimangono fuori dalle scuole. Nei giorni scorsi, visto l’alta densità di stranieri presenti in città, il Comune e due istituti comprensivi – l’Ezio Giacich e il Randaccio – hanno fissato un tetto massimo, pari al 45 per cento, di extracomunitari in ogni classe.
Questa decisione non è passata inosservata e sta scatenando polemiche in città, poiché una sessantina di bimbi sarebbe rimasta ‘fuori’ dalle scuole d’infanzia. La denuncia arriva dalla Flc Cgil che attraverso il segretario regionale Adriano Zonta annuncia “un esposto in Procura, al Garante dei Minori e all’Ufficio per la tutela dei minori a livello nazionale”, perché “lo Stato ha l’obbligo di fornire l’istruzione a tutti, indistintamente. Non c’è un vincolo e non può crearlo il sindaco”.
“Bisogna evitare le classi ghetto di soli stranieri, ma la scuola italiana sa come fare integrazione. Non servono leggi e propaganda”. Così Ugo Previti della Uil Scuola Fvg, prendendo posizione in merito alla vicenda. “Le classi sono costituite dall’autonomia delle scuole che le compongono, evitando la creazione di classi-ghetto”, ha aggiunto Previti. “Le quote non sono di per sé negative, purché non siano prescrittive ma propositive e lascino all’autonomia della comunità scolastica le scelte veramente utili all’integrazione”.
Dall’altra parte il sindaco, Annamaria Cisint, ha provveduto a organizzare un servizio di scuolabus che possa accompagnare i bambini stranieri residenti a Monfalcone nelle scuole dei comuni limitrofi “dove ci sono le classi e i numeri per accoglierli. Mi sono rivolta a sindaci e dirigenti scolastici, ma nessuno mi ha risposto…”.