Nonostante il numero degli anziani sia in costante aumento, i tempi sono difficili anche per la professione di badante. La crisi ha inferto pesanti colpi alla capacità delle famiglie di affrontare una spesa impegnativa, mentre molte persone rimaste senza lavoro e con genitori spesso non autosufficienti, si dedicano personalmente alle cure dei loro cari. Di fatto il settore dell’assistenza famigliare registra un vistoso calo degli impiegati e lo stesso vale per il numero di ore lavorate, sebbene a reggere sia proprio il segmento delle badanti.
I dati diffusi dall’Ires Fvg, sulla scorta dei dati forniti dall’Inps per il 2014 dicono che in regione hanno lavorato 9.764 badanti, straniere nell’84,4% dei casi. Ci sono tuttavia anche gli uomini a fare la loro parte: 379 per la precisione, dei quali 153 connazionali.
Gli stranieri, inclusi coloro che rivestono la qualifica di colf, baby sitter, giardinieri, cuochi e maggiordomi, provengono soprattutto dall’Est Europa: ben 10.176 il 64% su un totale di 15.903 persone. Seguono gli italiani (23,3%), mentre presenze meno significative sono quelle dell’Africa e dell’Asia. Sempre dall’Est Europa provengono la stragrande maggioranza delle badanti, ben 7.515. Le nazionalità sono note: ucraine, polacche, moldave, rumene, ma sono le donne provenienti da altri Paesi Ue le più numerose, mentre le lavoratrici provenienti da Ucraina, Russia o Moldavia fanno i conti con le difficoltà legate al visto di soggiorno.
Situazione difficile
Quattro lavoratori domestici su dieci hanno ricevuto nel corso nel 2014 meno di 5mila euro. Sette su dieci meno di 10mila. Nel dettaglio, un terzo delle donne percepisce una retribuzione annua compresa tra 5mila e 10mila euro, mentre il 31,1% ha un reddito tra mille e 4mila euro annui. Il 28,8% supera i 10mila euro, il 6,8% sta sotto i mille euro. Presentano redditi superiori, tra 5mila e 10mila, il 32,4% dei lavoratori, mentre il 14,9% percepisce oltre 10mila euro. Ben l’11,4%, nel corso del 2014, ha percepito una retribuzione inferiore a 999 euro.
Che la situazione sia diventata piuttosto difficile ce lo ha confermato Romilda Visintin, presidente del Comitato regionale dell’Associazione nazionale invalidi civili (Anici) che ha i propri uffici a Udine ed è da sempre impegnata per fornire una sponda alle famiglie alla ricerca di un assistente familiare: “Per molti anziani che hanno visto la loro pensione perdere potere di acquisto, la spesa necessaria per una badante è spesso troppo elevata. Fino a un paio di anni addietro, ricevevamo anche 4 o 5 richieste al giorno per badanti, mentre ora è già molto se ne riceviamo due o tre al mese. Molte di loro hanno perciò deciso di tornarsene a casa – nel 2010 gli stranieri rappresentavano l’80,4% del totale, ma negli anni successivi si è andati calando, sino al 76,7% del 2014 secondo i dati dell’Ires -vista la carenza di lavoro e quelle che restano cercano in ogni modo di riempire la giornata lavorando per più famiglie. Non aiuta sicuramente il fatto che si siano verificati vari casi di comportamenti scorretti nei confronti degli assistiti e la circostanza che la burocrazia è molto pesante e farraginosa. A causa di quest’ultima circostanza, sul mercato operano anche aziende che fanno da intermediarie lucrando pesantemente sulle famiglie, anche se è bene ricordare che basta rivolgersi a un qualsiasi patronato per ottenere le consulenze e le informazioni con una spesa assolutamente abbordabile”.
Mondo sommerso
C’è, però, anche un altro problema: il lavoro sommerso è estremamente diffuso, sia tra gli italiani sia tra gli stranieri, salvo che non si tratti di persone che hanno bisogno di un contratto di lavoro per poter prorogare il visto di soggiorno. Da un lato molte badanti, che magari si trovano in mobilità o in cassa integrazione, preferiscono lavorare a nero per non perdere il sussidio, trovando però una controparte molto disponibile, dato che molti assistiti temono i problemi legati al contratto collettivo.