Parlando di controllo di vicinato, a qualcuno potrebbero venire alla mente le ronde di padana memoria, che molto hanno fatto discutere negli anni passati.
“Niente di tutto questo – precisa subito il questore di Udine, Claudio Cracovia -. Per spiegare il controllo di vicinato, è meglio partire da cosa non è. Il sistema non ha nulla a che vedere con le ronde o i volontari della sicurezza. Non si tratta di una forma di spontaneismo. Chi s’impegna in questo senso non deve mai intervenire di persona. Questo spetta esclusivamente alle forze dell’ordine.
Chi aderisce al programma deve soltanto vigilare sull’ambiente nel quale vive. Niente arresti, dunque, nessuna indagine e tanto meno spiare altre persone. L’obiettivo di fondo è solo aumentare la soglia di attenzione per le situazioni anomale”. Nato negli Stati uniti negli Anni ’60 e ’70, il Neighbourhood Watch è poi arrivato negli altri Paesi anglosassoni, specie nelle piccole realtà.
Oggi conta 10 milioni di aderenti e rappresenta un deterrente efficace per chi volesse compiere in una determinata zona furti, scippi, truffe o atti di vandalismi.