Cambiano le regole per gli iscritti alle liste di mobilità. Dal primo gennaio 2013, a causa del mancato inserimento di un articolo nella cosiddetta “legge di stabilità”, sono svaniti gli incentivi per l’assunzione di chi si trova in mobilità a seguito di un licenziamento individuale (legge 236/1993).
Non cambia nulla invece, per gli iscritti a seguito di licenziamento collettivo (legge 223/91).
Una situazione che rischia di dare origine a gravi disparità tra i lavoratori: «Siamo di fronte a un errore madornale, che crea licenziati di serie A e licenziati di serie B – denuncia Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Imprese Fvg –. E’ indispensabile che il Governo approvi con urgenza una proroga legislativa della disposizione, che rischia altrimenti di congelare anche quelle poche assunzioni che le nostre imprese continuano a fare grazie agli sgravi concessi».
Una situazione resa ancora più grave da un’interpretazione restrittiva suggerita dal ministero del Lavoro, che oltre a interrompere gli incentivi per i nuovi iscritti dal primo gennaio 2013, li esclude anche per le persone già iscritte nelle liste prima di tale data.
A dover subire le conseguenze di questa nuova disposizione ministeriale sono migliaia di disoccupati del Friuli Venezia Giulia, il cui numero aumenta con il passare del tempo. In provincia di Udine, ad esempio, le persone iscritte in mobilità a seguito di un licenziamento individuale (legge 236/1993), tra il 2011 e il 2012, sono aumentare del 5,2%. L’incremento c’è stato anche a livello regionale, pari al 22,6% tra il II semestre del 2011 (1.179 licenziamenti individuali) e il II semestre 2012 (1.446 licenziamenti individuali).
Il provvedimento penalizza soprattutto le piccole imprese, quelle sotto i 15 dipendenti, visto che il flusso di inserimento nelle liste di mobilità prodotto dai licenziamenti collettivi (legge 223/1991) deriva quasi esclusivamente da aziende con più di 15 dipendenti.
«La crisi – precisa Tilatti – è arrivata al culmine proprio nel corso del 2012 e ha provocato un fortissimo incremento del numero di questo tipo di licenziamenti. Ci siamo attivati con un’istanza formale al Ministero del lavoro per chiedere il ripristino urgente di queste disposizioni, perché i lavoratori delle piccole imprese sono un patrimonio che non possiamo né cancellare né dimenticare».
16 gennaio 2013