Ieri, una folta rappresentanza dei comitati regionali e della società civile, qualificatasi come soggetto promotore ai sensi della legge regionale 5/2003, ha depositato negli uffici di Presidenza di piazza Oberdan la proposta di referendum abrogativo che prelude all’abrogazione della vigente legge 5/2016. L’istanza referendaria è stata sostenuta da 1.336 sottoscrittori, a testimonianza di una partecipazione che è andata ben al di là dei 500 stabiliti dalle norme vigenti e, per di più, superando il minimo richiesto in ognuno dei cinque collegi elettorali regionali.
“Particolarmente sentita – spiegano i promotori – è stata la partecipazione delle comunità carniche che la legge contestata spinge a un inevitabile declino e, non di meno, alla sottomissione a un centralismo regionale che prelude alla perdita delle antiche virtù di efficienza e responsabilità. Ma altrettanto vistosa è stata la partecipazione della Bassa, di Porpetto in particolare, insidiata dal tentativo di condizionare i pozzi artesiani a uso privato, per poi sottometterla a un servizio idrico integrato che allude a una vera e propria privatizzazione dell’acqua”.
“Il quesito referendario proposto non lascia dubbi di sorta sull’insoddisfazione di una popolazione tenuta all’oscuro di tutto e su un iter approvativo che, irridendo la partecipazione sancita dal dettato costituzionale, è giunto al punto di impedire l’audizione della società civile e persino dei sindaci che ne avevano fatta espressa richiesta”, si legge ancora nella nota. “Semplice e immediato, dunque: Volete voi che sia abrogata la Legge regionale 15 aprile2016, n.5 Organizzazione delle funzioni relative al sevizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani? Un quesito inteso a contestare tutto l’impianto della legge di cui si chiede l’abrogazione. Convinto che l’acqua non sia una merce, bensì un bene comune e che tale debba rimanere, unitamente alle infrastrutture che ne consentono l’utilizzazione, il soggetto promotore si dice fermamente convinto che le risorse idriche debbano essere legate a pratiche di democrazia locale, di sussidiarietà, di forte partecipazione e di coinvolgimento diretto delle Comunità e delle Amministrazioni locali. Contestando la deriva autoritaria e tecnocratica di un vertice regionale che allude all’efficienza per aprire la porta a gestori ricchi di risorse finanziarie e di sete di guadagni. I promotori puntano, dunque, all’affermazione di un’autonomia consapevole e, in prospettiva, a un modello collaudato e funzionale: lo stesso adottato nelle provincie autonome di Trento e Bolzano”.
L’iniziativa sarà illustrata lunedì 4 luglio alle 11 nel palazzo della Regione di Udine.