Il processo in Italia per i quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel febbraio del 2016 rischia di arenarsi definitivamente.
I giudici della Cassazione, infatti, hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro la decisione del gup che, l’11 aprile, ha disposto, così come già fatto dalla Corte d’Assise nell’ottobre scorso, la sospensione del procedimento, disponendo nuove ricerche degli imputati a cui notificare gli atti. Una decisione che impone un ulteriore, drastico, stop al processo incardinato davanti al Tribunale di Roma.
“Attendiamo di leggere le motivazioni, ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani. Abnorme è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide”, affermano i genitori del ricercatore friulano, Paola Deffendi e Claudio Regeni, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini, commentando la decisione.
I giudici della Suprema Corte erano chiamati a esprimersi sull’impugnazione avanzata dai pm di piazzale Clodio nella quale si chiedeva di uscire dalla “stasi processuale”: hanno escluso che i provvedimenti di Assise e Gup possano essere impugnati con il ricorso per Cassazione “in quanto non abnormi”.
In mattinata si era svolto un sit in davanti alla Suprema Corte a cui hanno partecipato anche i genitori di Giulio, Claudio e Paola, supportati da esponenti della stampa e della società civile.
“Lo stop al processo a carico degli agenti egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni nel 2016 rappresenta una ferita profonda per tutti coloro che in questi sei anni hanno chiesto verità e giustizia e che oggi sono stato di fatto negati. È uno scotto pesantissimo che paghiamo per essere in un Paese dove esistono leggi e diritti. Non è però accettabile l’impunità di chi ha commesso un crimine così disumano e non è possibile che il risultato finale sia la vittoria dell’ostruzionismo dell’Egitto. Il Paese deve reagire, compatto, e non accettare silenziosamente l’inaccettabile”. Lo afferma la consigliera regionale Chiara Da Giau (Pd) commentando la decisione della Corte di Cassazione di confermare la sospensione del processo per l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, decisa lo scorso ottobre dalla Corte d’assise di Roma.
“Più volte anche il Consiglio regionale ha sollecitato il Governo italiano perché non venga dimenticata la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni di fronte alla pessima gestione di tutta la vicenda Regeni da parte degli inquirenti e dagli apparati statali governati da Al Sisi. Tutto il Paese, in ogni sua espressione, rimanga ora vicino alla famiglia Regeni e reagisca a questa inaccettabile conseguenza frutto della mancata collaborazione dell’Egitto”.