Un contributo di 270mila euro per restaurare 32 opere d’arte nelle province di Udine e di Pordenone. E’ stato presentato in questi giorni l’esito della prima edizione del bando ‘Restauro beni mobili’, che testimonia l’attenzione della Fondazione Crup per la valorizzazione e la tutela del patrimonio artistico del Friuli e di una visione che attribuisce alla cultura una valenza strategica. La risposta del territorio è stata significativa e ha permesso di scattare una ‘fotografia’ della situazione dei beni artistici a rischio degrado, sia per le condizioni ambientali del contesto in cui si trovano, sia per la mancanza di adeguate forme di prevenzione. In particolare, il bando, scaduto a fine febbraio, si riferiva ai beni culturali in senso ampio, tra i quali erano inclusi statue, sculture, pale e beni librari tutelati, oltre a documenti storici, registri e apparati decorativi di qualche pregio (affreschi, decorazioni di pavimentazioni e dipinti) conservati nelle chiese, nelle parrocchie e, in generale, in edifici sottoposti a vincoli di tutela.
Le domande, pervenute da istituzioni, enti pubblici, enti religiosi e associazioni, sono state 62. Di queste, 52 sono state valutate ammissibili (10 non avevano i requisiti richiesti). A fronte di una richiesta complessiva che ha superato di oltre il doppio i fondi assegnati dalla Fondazione, sono state accolte 32 domande. Le altre 20 realtà, tuttavia, potranno ripresentare la domanda nella seconda edizione. Nello specifico, la Fondazione sosterrà in forma integrativa, fino a coprire il 50 per cento dei costi preventivati entro il limite massimo individuale di 15mila euro, la realizzazione dei 32 interventi.
A garanzia della qualità e dell’idoneità delle domande, la Fondazione Crup, in collaborazione con la Soprintendenza del Fvg, ha istituito una Commissione, presieduta dal presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini, e costituita dal direttore Luciano Nonis, dal direttore del nuovo polo museale Fvg Luca Caburlotto, dal professor Gianfranco Ellero e dall’ingegnere Sergio Dell’Anna, che si è dedicata non solo alla stesura del bando, ma anche all’accurata valutazione e disamina delle domande pervenute. Tra i criteri di selezione ai quali sono state sottoposte le richieste di contributo, rientrano la rilevanza del bene per il territorio, l’urgenza dell’intervento in relazione al suo stato di degrado e la capacità di aumentare il numero dei suoi fruitori e di inserirsi in un circuito culturale.
“Abbiamo raccolto – ha spiegato D’Agostini – la forte esigenza proveniente dal territorio di intervenire in forma continuativa e sistematica a salvaguardia del nostro patrimonio artistico, custode di opere di grande pregio che, a causa della mancanza di fondi pubblici, versano in uno stato di urgente necessità. Ci auguriamo di poter proseguire il cammino intrapreso rilanciando la formula del bando, nuova in questo settore, poiché il patrimonio che abbiamo il dovere di tutelare è ampio e pregiato”.
“Lo strumento del bando – ha concluso Caburlotto – ha espresso non solo le sue qualità di procedura aperta e trasparente ma, oltre a dare una visione a largo raggio sulle necessità di intervento e a ottenere un monitoraggio integrativo sulla conoscenza dello stato dei beni sul territorio, ha stimolato la partecipazione attiva e responsabile dei richiedenti. Tra i criteri di valutazione, infatti, è stato infatti compreso l’impegno alla valorizzazione del bene e, prima ancora, è stato chiesto un giudizio su necessità e urgenza dell’intervento, che la commissione ha poi vagliato, trovandosi in pieno accordo su tutte le istanze pervenute”.
Nel complesso, i contributi messi a disposizione dalla Fondazione andranno a sostenere 6 interventi su sculture e statue, 13 su affreschi, dipinti, pale d’altare e stendardi, 11 su altari, pulpiti, decorazioni, intonaci ed edicole votive e 2 su registri canonici degli archivi parrocchiali. Un vero e proprio ‘tesoro diffuso’, composto da opere realizzate tra il ’300 e il ’700, che le chiese friulane hanno saputo tramandare fino a noi.
Infine, per quanto riguarda la collocazione territoriale dei beni che saranno sottoposti a restauro e recupero, 21 interventi saranno eseguiti in provincia di Udine, 11 in quella di Pordenone. Nel primo caso, i comuni interessati sono Udine, Coseano, Bagnaria Arsa, Marano Lagunare, Treppo Grande, Aquileia, Ampezzo, Palmanova, Sutrio, Varmo (tre interventi), Dignano, Cividale, Tolmezzo, Paluzza, Drenchia, Chiopris Viscone e Venzone. Per il Friuli occidentale, saanno ‘toccati’ i territori di Casarsa, Spilimbergo (due interventi), San Vito al Tagliamento, Erto, Porcia, Budoia, Sacile, Fontanafredda, Caneva e Polcenigo.