Vivere lungo le statali non conviene. Non parliamo soltanto di salute e inquinamento, ma pure di tasse da pagare. Salate, anzi salatissime, visto che, per un passo carraio che si affaccia su una strada gestita dall’Anas, si devono sborsare fior di quattrini. Il “Canone annuo di concessione dell’accesso” è calcolato sulla base di vari parametri tra i quali la larghezza dell’accesso, la sua tipologia e perfino il volume di traffico sulla strada.
Fuori tempo massimo
Il conto è reso complicato e a tratti incomprensibile da un altro parametro, ovvero il vantaggio che l’utente ricava dalla concessione. Come si legge sul sito dell’Anas, si fa riferimento al “Vantaggio economico che ricava il titolare del cartello pubblicitario ovvero colui che gode del passaggio sulla strada pubblica. Tale vantaggio si evidenzia rispetto a soluzioni alternative che potrebbero comportare percorsi più lunghi o meno agevoli”.
Che il canone sia salato è indubbio, ma a provocare la mobilitazione dei frontisti, riuniti in comitati sempre più agguerriti, è il ritardo con cui l’Anas chiede il pagamento, inviando ai malcapitati di turno richieste dell’ordine di migliaia di euro relativi anche a cinque anni di arretrati.
La situazione da noi è meno grave dato che l’Anas si occupa soltanto dei tratti terminali di statale, ovvero gli ultimi chilometri prima dei confini. All’incirca 148 chilometri, perché il resto delle tratte sono state assegnate alla Regione. Trieste, bontà sua, ha deciso per il triennio2012-2014 uno sconto sulle strade di sua competenza, del quale invece non beneficia chi si affaccia sui tratti Anas.
“Esiste un oggettivo problema di carenza del regolamento di attuazione del Codice della strada – si legge in un documento inviato al Parlamento per segnalare il problema – che avrebbe dovuto regolamentare a livello nazionale i limiti minimi e massimi dei canoni, lasciando quindi agli enti proprietari-gestori la possibilità di operare all’interno di una forchetta (analogamente alle aliquote Ici), ma dovendo comunque esigere un canone.
Il grande pasticcio
Infatti se da un lato non si può esigere troppo, dall’altro non si può neppure esigere nulla, facendo ricadere gli oneri di gestione dell’accesso, comunque sostenuti dall’ente proprietario della strada, sula collettività anziché sul diretto fruitore. Questa carenza ha determinato le lamentele, nel caso specifico del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, di cittadini che subiscono, all’interno dello stesso territorio, trattamenti completamente diversi a seconda dell’ente proprietario della strada”.
Passi carrai a peso d’oro
Fioccano, così, le cause legali. A provocare la mobilitazione dei frontisti, riuniti in comitati sempre più agguerriti, è il ritardo con cui viene richiesto il pagamento
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