Abbiamo imboccato la strada giusta. Il presidente regionale di Legambiente, Sandro Cargnelutti, giudica positivamente il programma regionale di prevenzione della produzione dei rifiuti: “Il Piano nazionale di prevenzione è del 2013. La regione ha fatto molti passi avanti con il nuovo documento, sposando la logica dell’approccio circolare alla gestione dei flussi di materia.
Non si parla, quindi, di come smaltirli, ma di tutto ciò che a monte può favorire o inibire la loro produzione. Il Piano è anche abbastanza articolato nelle azioni, individuando gli obbiettivi da monitorare per capire gli stati di avanzamento. Certo richiederà un grosso sforzo di coinvolgimento di tutti i portatori di interesse. Alcune professioni inevitabilmente subiranno un ridimensionamento, altre cresceranno, soprattutto nel settore della manutenzione. Indubbiamente chi ha interessi economici cercherà di resistere. Tuttavia, i problemi diventeranno sempre più grandi, molto più delle resistenze. A nostro parere a una prima lettura è comunque positiva”.
Cittadini pronti
Sulla reazione dei cittadini Cargnelutti è ottimista: “La gente reagirà bene a questa rivoluzione. Stiamo comprendendo che così non si può più andare avanti e che ognuno di noi deve fare la sua parte per preservare l’ambiente. Lo dimostra l’esperienza molto positiva del centro di riuso che il nostro Circolo ha aperto tre mesi orsono a Gemona. Spesso pur di non buttare via un bene lo mettiamo in soffitta, ma se capiamo che può tornare utile ad altri siamo ben disposti a donarlo. Tanta gente porta beni ancora in buono stato e sono sempre più numerosi coloro che prelevano per necessità o per altri motivi ciò che trovano utile. Semmai, proprio sui centri di riuso devo fare una piccola critica alla Regione: non costruiscano nuovi edifici di cemento, ma usino i fabbricati vuoti che abbondano. Se parliamo di riutilizzo facciamolo anche per gli edifici”.
Oggi, secondo Cargnelutti ci sono quattro strumenti per prefigurare un futuro sostenibile per la regione: “economia circolare, efficienza energetica, biodiversità e adattamento ai cambiamenti climatici, questione che poniamo con forza alla Regione e che ha a che fare con turismo, agricoltura e gestione della montagna, compresa la scelta di realizzare impianti di risalita come quello del Pramollo sul quale le perplessità sono enormi. Servirà un Piano capace di affrontare per tempo problemi estremamente complessi ben sapendo che i tempi diventano sempre più stretti”.