Buone notizie dall’Egitto per Patrick Zaki che tra oggi e domani sarà scarcerato, ma non assolto. La decisione è emersa nel corso della terza udienza del processo a carico dello studente egiziano, in programma oggi a Mansura. Lo studente, iscritto regolarmente all’Università di Bologna, è in carcere da 22 mesi.
Primo obiettivo raggiunto: Patrick Zaki non è più in carcere.
Adesso continuiamo a lavorare silenziosamente, con costanza e impegno.
Un doveroso ringraziamento al nostro corpo diplomatico.— Luigi Di Maio (@luigidimaio) December 7, 2021
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime soddisfazione per la scarcerazione di Patrick #Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano.
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) December 7, 2021
È una bella e attesa notizia quella della scarcerazione di Patrick Zaki. Un primo passo importante. Continuiamo a tenere alta l’attenzione.
— Roberto Fico (@Roberto_Fico) December 7, 2021
“Grande vicinanza a Patrick Zaki e alla sua famiglia di fronte alla notizia della sua imminente scarcerazione, per la quale anche noi ci siamo più volte pronunciati, anche in sede di Consiglio regionale”, scrive, in una nota, il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell. “Rimane la ferma condanna per i tanti mesi di carcerazione ingiusta subita da Zaki e la forte preoccupazione che questa scarcerazione non significhi liberazione definitiva, ma solo libertà in attesa del processo. Il Governo italiano usi il suo prestigio internazionale per evitare che il processo a Zaki non sia una farsa. Si deve pretendere il rispetto dei diritti civili e umani da parte degli Stati con cui si intrattengono rapporti commerciali così intensi come quelli tra Italia ed Egitto”.
“La scarcerazione di Patrick Zaki, dopo 22 mesi di ingiusta detenzione, è sicuramente una notizia positiva. Dopo questo primo passo, importante, l’obiettivo deve essere la definitiva e piena libertà con l’assoluzione dalle assurde accuse mosse nei confronti del giovane egiziano, studente dell’università di Bologna”. Lo affermano, in una nota, i consiglieri regionali del Partito Democratico commentando la notizia dell’annunciata scarcerazione di Patrick Zaki, accusato di propaganda sovversiva e terroristica e tuttora sotto processo nel tribunale egiziano di Mansura.
“Tutto il Fvg, così come l’intero Paese, hanno ancora aperta la ferita dell’omicidio di Giulio Regeni. Lo scorso anno, in occasione della giornata che celebrava la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, portammo in Consiglio regionale una mozione che impegnava la Giunta a sollecitare il Governo a porre in essere tutte le azioni in sua facoltà per la scarcerazione di Zaki. Oggi che quel primo traguardo è stato raggiunto, è necessario che il Governo nazionale – concludono gli esponenti dem – non faccia mancare il sostegno a Zaki per restituirgli la piena libertà”.
LA VICENDA. Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano, si trova dall’8 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi. Il 25 agosto, per la prima volta da marzo, Patrick ha potuto avere un breve incontro con sua madre. In questi mesi la famiglia aveva ricevuto da Patrick solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che lo studente aveva scritto e inviato. Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si sono tenute solo a luglio.
Nella seconda, risalente al 26 luglio, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. In quell’occasione Patrick è apparso visibilmente dimagrito. Il 26 settembre, a seguito di una nuova udienza, il tribunale ha deciso un ulteriore rinvio. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione antiterrorismo del tribunale del Cairo ha annunciato il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare dello studente dell’università di Bologna, in carcere da febbraio in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva.
Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera ‘falso’, ma che ha consentito alla magistratura egiziana di formulare pesanti accuse di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”. Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica. A causa della diffusione del Covid-19 anche in Egitto per Patrick, così come per altre decine di migliaia di detenuti egiziani, le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria sono fortissime.