A partire dal mese di gennaio sono cambiate le norme comunitarie per l’etichettatura di tutti i prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Per pescatori, produttori e consumatori risulta, pertanto, importante essere a conoscenza dei contenuti della legislazione recente. Da un lato, infatti, le nuove etichette forniscono ai consumatori informazioni preziose sull’origine geografica del pescato, la sua qualità e le modalità di pesca; d’altro lato, il regime di sanzioni previste è particolarmente pesante e richiede adeguata attenzione per gli operatori del settore.
“L’attività di pesca – spiega il presidente regionale di Federcoopesca, Fabrizio Regeni – è sempre più soggetta a nuove regolamentazioni, dovute sia all’evoluzione della normativa europea, sia all’esigenza di salvaguardia ambientale del mare e della laguna. Infine, anche il nostro settore risente degli effetti della crisi generale e di un mercato sempre più concorrenziale”.
Aziende coinvolte
Quelli dell’etichettatura e della tracciabilità sono temi che, infatti, interessano da vicino il settore pesca del Friuli Venezia Giulia, e di cui si è fatto il punto a Marano Lagunare nel corso di un convegno promosso da Federcoopesca Fvg, associazione che riunisce 14 cooperative con 526 soci. Fra gli intervenuti al convegno, Nicoletta De Virgilio, della Direzione generale della pesca del Mipaaf; Gilberto Ferrari, direttore nazionale di Federcoopesca e Gian Ludovico Ceccaroni. Erano inoltre presenti l’assessore comunale alla pesca Gian Carlo Dal Forno e il segretario generale di Confcooperative, Nicola Galluà.
Nel 2013 il fatturato complessivo delle cooperative aderenti a Federcoopesca è cresciuto del 10%, sfiorando i 17 milioni di euro, ma il trend di lungo periodo mostra un calo dai 22 milioni del 2006.
“Il settore – continua Regeni – deve cercare alternative alle consuete modalità di pesca e di commercializzazione: è proprio questo lo sforzo verso cui tendiamo noi come associazione di categoria e tutti i consorzi di gestione della pesca”.
Buone pratiche
In Friuli Venezia Giulia le strade battute per innovare sono fondamentalmente due: diversificazione e qualità. Per diversificare l’attività c’è chi sta puntando sulla ristorazione a chilometro zero, come ha fatto con successo la Cooperativa pescatori di Grado, già da qualche anno; chi, invece, ha investito molto sull’itticoltura, con il sostegno anche finanziario della stessa Confcooperative attraverso Fondosviluppo, è per esempio la Cooperativa pescatori San Vito di Marano Lagunare.
È anche sul fronte della qualità che la pesca e la molluschicoltura regionale hanno raggiunto importanti traguardi: le iniziative relative alla sicurezza alimentare avviate dal Consorzio Cogiumar, in particolare, nel settore dei molluschi bivalvi come cozze, vongole, fasolari e cappelunghe hanno portato, infatti, a un protocollo di autocontrollo che, dando maggiori garanzie al consumatore finale, oggi è un ‘biglietto da visita’ per il settore e ne favorisce la commercializzazione sul mercato, garantendo così anche i produttori.