Si costruirà meno, ma con più attenzione al risparmio energetico e, laddove possibile, si cercherà di recuperare il patrimonio edilizio esistente. Nel contempo, la valorizzazione degli spazi verdi, della mobilità sostenibile e del fiume Noncello saranno massimi.
Ecco, in estrema sintesi, quella che sarà la Pordenone del futuro, ovvero la città disegnata dal nuovo Piano regolatore discusso e approvato in settimana dal Consiglio comunale (pur spaccato tra maggioranza e opposizioni). Un documento affidato a professionisti del settore (costo 109mila euro) che disegna la Pordenone del domani.
“Salvaguardia e valorizzazione delle aree non costruite al fine di rafforzare il sistema ambientale come elemento di mitigazione degli effetti della città costruita, anche con azioni di rigenerazione del patrimonio edilizio a favore di un sistema più efficiente che riduca le emissioni nell’atmosfera”, questo è uno dei passaggi chiave del documento presentato dai progettisti.
Come metterlo in pratica spetterà al governo della città. Le idee, espresse in primis dal sindaco Claudio Pedrotti e dall’assessore all’Urbanistica Martina Toffolo, non mancano: edifici industriali da recuperare (leggi cotonifici), magari per produrre energia, con un occhio di riguardo all’efficienza energetica degli edifici pubblici. Di certo, poi, si costruirà meno: la Comina ritorna completamente a vocazione agricola, sul solco di quanto deciso già con la scelta di mantenere l’ospedale nel sito di via Montereale.
Oasi in pieno centro
Il Noncello, che sarà possibile navigare a motore (su autorizzazione, ovvio), diventerà il punto centrale della nuova visione. Il parcheggio Marcolin lascerà spazio a un parco e la Rivierasca, fino al parcheggio del Tribunale, diventerà un luogo vivibile dai cittadini. Appariranno, inoltre, corridoi ecologici, vere oasi di biodiversità di flora e fauna, e fasce di mitigazione infrastrutturale, ovvero barriere green in prossimità di infrastrutture particolarmente inquinanti (Pontebbana, autostrada o altro). Insomma, la già verde Pordenone – in testa alla classifiche nazionali per rapporto tra verde pubblico e popolazione – promette di diventare ancor più ambientalista e rinnovabile.
C’è un solo problema: il documento ha trovato l’opposizione di tutto il centrodestra e tra meno di un anno si voterà per eleggere sindaco e Consiglio. In caso di vittoria dell’attuale opposizione, cosa bisognerebbe aspettarsi?
Trent’anni fa, il sogno dei 100mila abitanti
Il sogno della città dei centomila è rimasto sulla carta. Con il Piano redatto dall’architetto Arnaldo Zuccato nel 1986, si ipotizzava un’espansione della cittadinanza a 97mila persone, rispetto ai 54mila di quegli anni.
Per la prima volta, allora, si prevedeva il dimensionamento degli standard urbanistici in rapporto al numero di abitanti insediabili. In relazione ai dati dimensionali, il ‘Piano Zuccato’ ha comportato l’individuazione di una quantità di aree preordinate all’esproprio notevole: tale scelta si è dimostrata da un lato eccessiva, ma dall’altro ha garantito la possibilità – nel decennio successivo – di utilizzare la grande disponibilità di aree per una più ponderata attuazione dei programmi delle opere pubbliche da parte delle amministrazioni comunali che si sono poi succedute negli anni.
Già la variante 38 del 2000 ridimensionava il tutto a una previsione di 75mila abitanti, che scendevano a 65mila solo l’anno dopo, nel 2011, con la variante 77. Ora, con il nuovo documento, non si pensa di andare oltre i 57mila residenti. Il tanto atteso boom demografico, insomma, non è mai avvenuto. Oggi la città conta su tanti residenti quanti ce n’erano a fine Anni Settanta.