Si erano specializzati nei furti alla nota catena di abbigliamento H&M, prendendo di mira punti vendita del marchio svedese in tutta Italia. Nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Pordenone ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di un gruppo di cittadini, tutti di origine albanese, ritenuti responsabili di una lunga lista di colpi.
Le indagini, coordinate dal procuratore capo Raffaele Tito sono iniziate a settembre in seguito alla denuncia presentata dall’avvocato della società che aveva lamentato il verificarsi, durante l’orario di apertura del centro commerciale Gran Fiume, di una serie di furti di capi d’abbigliamento.
La Procura ha così avviato un’articolata indagine, condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone, che consentiva di scoprire l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale, composto da nove individui – cinque donne e quattro uomini – tutti di origine albanese, dediti alle trasferte per i furti: i nove, alternandosi in gruppi, una volta raggiunto il territorio italiano si fermavano per circa dieci giorni, durante i quali, muovendosi a bordo di auto prese a noleggio, raggiungevano i vari punti vendita H&M del territorio nazionale e rubavano numerosi capi di abbigliamento, dal valore di migliaia di euro, nascondendoli all’interno di carelli della spesa muniti di dispositivi anti-taccheggio.
La tecnica utilizzata dai malfattori è risultata sempre la stessa: le donne facevano ingresso all’interno del negozi e, dopo aver sfilato i capi d’abbigliamento delle grucce, li nascondevano tra gli scaffali dei negozi; quindi gli uomini entravano nel negozio e occultavano i capi nei carrelli. Un altro componente della banda rimaneva fuori, per allertare i complici dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. I furti si consumavano nel giro di un’ora; terminata l’azione, il gruppo si allontanavano a bordo delle auto a noleggio dirigendosi verso altri centri commerciali. Il gruppo riusciva a colpire anche più centri commerciali nel corso della stessa giornata.
Terminate le loro trasferte delittuose, i componenti del sodalizio facevano rientro nel Paese d’origine.
Nell’ambito dell’indagine, il 16 dicembre gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone avevano dato esecuzione a un provvedimento di fermo d’indiziato emesso dal procuratore Tito, nei confronti di cinque componenti del sodalizio, tre uomini e due donne, sorpresi a rubare nel centro commerciale l’Adriatico 2 di Portogruaro e arrestati in flagranza.
La misura restrittiva è stata confermata dopo l’interrogatorio di garanzia, nel quale il Giudice per le indagini preliminari ha accolto in pieno la tesi accusatoria sostenuta dalla Procura nei confronti di tutti e cinque gli arrestati. Il 13 gennaio la Sezione del Riesame del Tribunale di Trieste ha rigettato il riesame presentato dagli avvocati di due degli arrestati e confermato l’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Pordenone.
A poco più di un mese dall’esecuzione dei provvedimenti di fermo, agli indagati sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini: sono stati contestati ben 36 furti commessi in tutto il territorio nazionale tra il mese di settembre e quello di dicembre in diversi punti vendita H&M. A essere colpiti principalmente i punti vendita situati del Nordest. Ma le indagini hanno permesso di accertare come in diverse occasioni il gruppo, dimostrando notevole mobilità su tutto il territorio nazionale, era arrivato a colpire anche nel Centro – Sud Italia e, in particolare, nelle province di Ravenna, Chieti, Teramo, Civitanova Marche e Campobasso.
Si è poi accertato che la merce trafugata, una volta giunta in Albania, veniva messa in vendita dalla moglie di uno degli arrestati all’interno dei punti vendita H&M situati nelle città di Tirana, Durazzo e Valona gestiti proprio dalla donna stessa. Per questo i due coniugi, ritenuti i capi dell’organizzazione, sono stati indagati anche per l’ipotesi di reato di auto riciclaggio in concorso.