In questa storia nessuno è colpevole, ma tutti ne pagano le conseguenze. La vicenda è quella di Postalmarket, lo storico catalogo acquistato nel 2003 dal gruppo Bernardi e fallito prima nel 2015 e poi definitivamente nel 2016. Tutti fatti precedenti alla rinascita del marchio e all’attuale Postalmarket.
Protagonista è Diego Di Tommaso, figlio di Riccardo, creatore del gruppo nato a San Giorgio di Nogaro. Nei giorni scorsi, Di Tommaso è stato assolto perché il fatto non sussiste dal Tribunale di Udine dall’accusa di bancarotta semplice. L’imputazione riguardava proprio la gestione di Postalmarket: amministratore unico dal 2010 al 2014, avrebbe aggravato il dissesto della società non chiedendone il fallimento, facendo così lievitare i debiti dai 12 milioni del 2013, anno dell’insolvenza, ai quasi 31milioni del 2015.
“Si tratta – spiega il difensore, l’avvocato Luca Ponti – di un’ingiustizia di sistema. Il mio assistito ha atteso per un anno e mezzo che il ministero delle Attività produttive mettesse la società in amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario. Allo stesso tempo – continua – secondo l’accusa avrebbe dovuto portare i libri in Tribunale. Suo malgrado, si è trovato tra l’incudine e il martello. Di Tommaso ha solo rispettato la legge e ciò gli è costato un’imputazione, per la quale il pm ha chiesto 6 mesi di reclusione e i danni da risarcire al curatore”, conclude il legale.
Per fortuna, oltre al danno non c’è stata anche la beffa ed è stato assolto da tutto.