La Polizia di Stato di Udine ha individuato tre persone, due uomini e una donna, autori degli imbrattamenti no vax che, nelle ultime settimane, si sono susseguiti tra il capoluogo e Cividale.
Le indagini della Questura erano scattate a seguito dei numerosi episodi di imbrattamento di scuole e altri manufatti di proprietà del Comune di Udine dal mese di dicembre alla scorsa settimana. Nel mirino delle scritte in vernice rossa erano finite le scuole medie Ellero e Fermi, la primaria Pascoli, il parcheggio del Terminal studenti, un cavalcavia della Tangenziale Nord e la sede del Dipartimento di Prevenzione.
Gli agenti della Digos della Questura di Udine, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno condotto una dedicata attività d’indagine per identificare gli autori, gravitanti all’interno del movimento ‘no vax’ V V Guerrieri. L’attività ha permesso di acquisire diverse immagini che ritraevano due giovani, un uomo e una donna, nell’atto di imbrattare i muri, allontanandosi poi a bordo di un’auto.
L’attenzione degli investigatori si è concentrata in particolare su una coppia, controllata in precedenza dagli agenti delle Volanti a bordo della stessa auto e sanzionata per essersi rifiutati d’indossare la mascherina in pubblico e in un supermercato.
I successivi servizi di appostamento e controllo hanno permesso di accertare che i due erano soliti uscire di casa in orari notturni: in una circostanza sono stati controllati con al seguito una bomboletta di vernice spray.
Tra la fine del mese di ottobre e la metà del mese di novembre, anche il personale del Commissariato di Cividale del Friuli è intervenuto nei pressi di due scuole per analoghe scritte, vergate con vernice rossa sulla sede stradale.
Il 10 gennaio, poi, erano stati segnalati in alcuni luoghi della cittadina longobarda volantini dello stesso tenore, riportanti, così come per le scritte, il logo del movimento della ‘W cerchiata’.
Attraverso la visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza del Comune di Cividale, è stato identificato l’autore dell’affissione. Il 12 gennaio, infine, sono apparse le scritte su un sottopasso della statale 54, che hanno indotto il Sindaco Daniela Bernardi a presentare al Commissariato denuncia/querela per i vari episodi registrati.
La Procura della Repubblica, avvalorando le ipotesi investigative, ha delegato al personale della Digos le perquisizioni richieste sia per la coppia udinese sia per il residente a Cividale. Le perquisizioni, eseguite nella mattinata di venerdì 11 febbraio, hanno permesso di sequestrare diverso materiale d’interesse riconducibile al movimento “V_V’: bombolette spray di colore rosso, volantini e adesivi di diverso formato e dimensioni contenenti il logo movimento, capi d’abbigliamento utilizzati dagli autori degli imbrattamenti, smartphone e pc.
I tre, tutti cittadini italiani, sono stati denunciati per il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui di cui all’art. 639 CP.
I COMMENTI. “Un plauso alla questura. Un appello alla magistratura, affinché le pene siano severe e, possibilmente, si tramutino in lavori di pubblica utilità”. Così il sindaco di Udine Pietro Fontanini e l’assessore alla sicurezza Alessandro Ciani, nell’esprimere “parole di convinto apprezzamento nei confronti della Questura: hanno saputo individuare i colpevoli degli imbrattamenti ai nostri edifici in tempi molto rapidi. La massima collaborazione tra tutti i soggetti deputati a garantire la sicurezza pubblica si conferma preziosa e fondamentale”.
“Abbiamo subito danneggiamenti alle scuole Valussi, Ellero, Fermi, Toppo Wassermann, ai sottopassi Pasolini, di via Frossi, di piazzale Cella, al cavalcavia di via Pieri e in via Luzzato: in totale, i costi a carico dell’amministrazione ammontano a 7mila e 400 euro”, ricorda Fontanini. “Per i soli interventi agli istituti Valussi ed Ellero, quelli più significativi e impattanti, abbiamo sostenuto spese per 5mila e 900 euro”.
“Il Comune si costituirà parte civile e chiederà un risarcimento dei danni. Al netto dell’aspetto economico, mi sembra ragionevole proporre che la pena sia convertita in attività a favore della comunità. Chi danneggia o imbratta beni pubblici sia messo nelle condizioni di restituire, anche simbolicamente, quanto indebitamento preso o rovinato. Esiste anche un percorso riabilitativo e formativo che può divenire prezioso e utile affinché questi soggetti rinsaviscano e prendano coscienza di cosa significhi vivere all’interno di una comunità”, conclude Fontanini.