Lunedì mattina, personale in abiti civili della Polizia Stradale di Pordenone era presente negli uffici della Motorizzazione civile per verificare la regolarità delle procedure di svolgimento dell’esame di teoria per il conseguimento della patente di guida categoria B.
Dopo un periodo di osservazione discreta, un cittadino straniero ha richiamato la loro attenzione. Il suo atteggiamento, infatti, appariva eccessivamente nervoso e guardingo. I poliziotti avevano visto giusto: l’uomo, infatti, non era in ansia per l’esame ma perché stava cercando di sostenere la prova ‘per conto terzi’.
Durante le operazioni di registrazione dei candidati, infatti, il cittadino extra comunitario ha fornito false generalità. La carta d’identità esibita, rilasciata dal comune di Parma e in corso di validità, sarebbe poi risultata contraffatta e intestata a un cittadino nigeriano, reale beneficiario della messa in scena.
Sulla parte frontale del documento era stata applicata una pellicola trasparente, con impressa la foto corrispondente al volto di chi esibiva il documento, perfettamente combaciante con quella originale. Gli operatori hanno accompagnato l’uomo in Questura per la sua completa identificazione, dove è emerso che si trattava di un cittadino della Repubblica del Togo.
Avendo intuito ciò che stava succedendo, gli agenti, senza perdere tempo, si sono diretti verso l’auto con la quale lo straniero aveva raggiunto la Motorizzazione e, tra gli occupanti, hanno identificato un uomo – senza documenti – molto simile alla foto originale del documento. Si trattava, infatti, del cittadino nigeriano classe 1973 a cui apparteneva la carta d’identità esibita dal ‘complice’.
Gli agenti hanno, quindi, arrestato entrambi gli uomini per falsa attestazione a Pubblico Ufficiale sull’identità propria o altrui e per le violazioni del Testo Unico sull’immigrazione. I due cittadini extracomunitari sono stati condannati a un anno di reclusione, con sospensione condizionale della pena, dal Gip del Tribunale di Pordenone.
L’episodio desta non poche perplessità se letto alla luce di un’analoga attività di polizia compiuta dagli agenti della Stradale di Pordenone lo scorso febbraio. Non può essere esclusa, infatti, una sorta di ‘professionalità’, tanto più pericolosa in quanto mette inevitabilmente a rischio la sicurezza stradale.