Il nostro territorio è costellato di Siti di interesse comunitario (Sic), Zone speciali di conservazione (Zsc) e zone di protezione speciale (Zps) dedicate espressamente alla tutela degli uccelli.
Sono aree protette legate alla Direttiva comunitaria Natura 2000che, almeno in teoria, rendono la nostra regione ben tutelata se si tiene conto del rapporto tra aree protette e superficie complessiva, ma a volte l’apparenza inganna.
Siamo una regione speciale soprattutto se parliamo dell’incredibile patrimonio di biodiversità esistente, anche grazie al fatto che siamo la porta dell’Italia sui territori dell’Est. Tra Sic e Zsc abbiamo 59 aree pari al 16,8 per cento, in parte comprese all’interno dei due parchi regionali, ma sullo stato di salute delle specie che si vorrebbero proteggere le notizie sono tutt’altro che positive, come emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
Biodiversità a rischio…
Fabio Stoch, biologo e membro del Comitato scientifico per la fauna d’Italia che ha collaborato con l’Ispra nella redazione del rapporto, spiega la situazione: “Esiste una certa differenza trala zona alpina, dove lo stato di conservazione è soddisfacente grazie anche alla presenza di parchi naturali, e le aree della pianura dove i problemi sono evidenti. Nelle zone planiziali, infatti, le aree protette sono di piccole dimensioni e frammentate, circostanze che incidono negativamente sulla sopravvivenza delle specie. L’esempio migliore è fornito da una farfalla presente in Italia esclusivamente in una piccola zona di risorgiva della Bassa friulana: la sua sopravvivenza è legata a quel piccolo biotopo che però è sotto pressione a causa delle attività agricole. La continuità è essenziale – conferma Stoch – perché il tasso di estinzione delle specie è tanto più elevato quanto più sono isolate e di modeste dimensioni le aree protette. Ciò spiega perché farfalle e piante custodite da questi lembi di natura si stanno rarefacendo”.
… e Chi la minaccia
I fattori di minaccia alla biodiversità sono molteplici, ma il biologo conferma che i maggiori problemi derivano dalle attività agricole: “E’ evidente che i maggiori fattori di minaccia e di distruzione degli habitat naturali derivano dalle attività agricole e silvocolturali, senza dimenticare l’abbandono dei pascoli in montagna che rappresentano, a loro volta, ambienti importanti per fiori e insetti”.