Le forze di sicurezza egiziana, l’11 maggio, alle 2:30 del mattino al Cairo, sarebbero entrati nella casa dell’amministratore delegato della commissione per i diritti e le libertà, Mohammed Lutfi, e avrebbero prelevato la moglie.
La casa è stata perquisita e i loro cellulari sequestrati. A denunciare l’episodio è l’Ecrf, l’Ong egiziana cui appartengono i consulenti della famiglia Regeni.
Questa è la settima volta che accade un episodio simile, si legge nella nota, ma questa volta si è superato il limite. Si tratta di un precedente che preoccupa per il cambiamento delle pratiche messe in atto dalle forze di sicurezza del Paese per ostacolare il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani, con l’obiettivo – in questo caso – di colpire la moglie dell’amministratore delegato ancora in custodia.
“La commissione – si legge nella nota – sta lavorando sulla documentazione relativa a torture avvenute nei carceri egiziani, sparizioni forzate. E il presidente del consiglio di amministrazione è il consulente legale della famiglia Giulio Regeni.
Un atto, questo, che avviene una settimana prima della visita della squadra tecnica italiana in Egitto per analizzare e visionare il contenuto delle videocamere nelle stazioni della metro faticosamente recuperate. “La Commissione Egiziana per i diritti e le libertà di ricerca, rivela la verità e documenta la violazione dei diritti umani in Egitto – conclude la nota che chiede l’immediato rilascio della donna -“.