Nuova udienza preliminare, a piazzale Clodio, nel processo sull’omicidio di Giulio Regeni a carico dei quattro 007 egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore friulano.
Presenti i genitori, Claudio e Paola Deffendi, accompagnati dall’avvocato Alessandra Ballerini e dal presidente della Federazione nazionale della stampa, Beppe Giulietti, che hanno mostrato lo striscione giallo con il quale, dal 2016, continua a chiedere verità e giustizia.
L’Egitto ha comunicato il rifiuto a collaborare con le autorità giudiziarie italiane. In qualsiasi modo. Questi gli elementi della nota che il Ministero della giustizia ha inviato al giudice, sulla base della richiesta fatta a gennaio al Governo di verificare la possibilità di un’interlocuzione con la magistratura del Cairo. Dal ministero della giustizia si sottolinea il rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti con il nostro Paese.
Nell’ambito del procedimento sul caso di Giulio Regeni, l’Egitto ha detto “no” anche a un possibile incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano. Il 15 marzo – è stato spiegato – il direttore della cooperazione giudiziaria italiana è andato a un incontro in Egitto, durante il quale gli è stato comunicato che, sulla vicenda, la competenza è della Procura Generale per la quale il caso Regeni è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.
Anche i Carabinieri del Ros, a cui il gup aveva chiesto nuove ricerche sul domicilio degli indagati, hanno spiegato di esser riusciti ad acquisire l’indirizzo del luogo di lavoro dei quattro 007, ma per il codice di procedura per le notifiche è necessario il luogo di residenza o il domicilio.
Il gup Roberto Ranazzi, alla luce del no egiziano a una collaborazione per la notifica degli atti, ha disposto la sospensione del procedimento, affidando ai Ros nuove ricerche. La nuova udienza è stata fissata per il 10 ottobre.
“Chiediamo che il presidente Draghi pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei quattro imputati”, ha spiegato l’avvocato Ballerini. “Il nostro Governo deve alzare la voce e farsi sentire. La lesione della tutela della vita, della libertà e dell’integrità dei cittadini all’estero, come la Presidenza del Consiglio ricorda nel suo atto di costituzione di parte civile, costituisce grave pregiudizio dell’immagine e del prestigio dello Stato Italiano nella sua funzione di protezione dei propri cittadini”, ha aggiunto Ballerini.
“Visto il conclamato ostruzionismo egiziano, pretendiamo da parte del nostro Governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione. Stare inermi ora, permettere al regime di Al Sisi di bloccare questo processo faticosamente istruito, consentirebbe l’impunità degli assassini di Giulio ed equivarrebbe ad essere loro complici. Il nostro Governo ha il dovere invece di esigere energicamente giustizia”.