Nuovo appello della famiglia di Giulio Regeni alle autorità egiziane, ieri sera durante la trasmissione di Fabio Fazio su Rai 1 ‘Che tempo che fa’. “Il 6 dicembre 2016 abbiamo incontrato il procuratore generale del Cairo, Nabil Ahmed Sadek, a Roma” ha detto Claudio, il padre del ricercatore friulano ucciso in Egitto. “In quell’occasione ci disse, guardandoci negli occhi, che avrebbe catturato tutti i responsabili del rapimento, della tortura e dell’uccisione di nostro figlio. Quindi io, da uomo a uomo, da padre a padre, gli chiedo di rispettare quella promessa e di incontrarci di nuovo a Roma. In quell’occasione – ha concluso Claudio Regeni – ci farebbe piacere riavere i vestiti che Giulio indossava nel momento in cui lo hanno ritrovato”.
Claudio e Paola Deffendi hanno ringraziato tutte le persone che, in questi tre anni dall’uccisione di Giulio, hanno dimostrato la loro vicinanza, anche in occasione delle manifestazioni di piazza che il 25 gennaio, da Fiumicello, hanno abbracciato tutto lo Stivale e non solo. Continua, insomma, la ‘scorta mediatica’, ma anche le istituzioni si stanno muovendo. “Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è fatto promotore di un appello per il premier Giuseppe Conte perché le istituzioni non ci abbandonino, ma restino al nostro fianco”, spiega Paola. “Anche perché Conte si è presentato come l’avvocato di tutti gli italiani. Anche il Presidente della Camera Roberto Fico ha detto che non ci si ferma e non ci si può fermare”.
“Da sempre – proseguono i genitori di Giulio – abbiamo detto che non vogliamo finte verità e altri depistaggi. Vogliamo sapere tutto quello che è successo e arrivare a una verità processuale. Le indagini sono a un punto morto. E non ci sono corrispondenze con l’Egitto”.
Un punto nodale è quello del rientro dell’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, una scelta che Claudio e Paola non hanno apprezzato. “E’ ritornato in Egitto da quasi un anno e mezzo e il suo mandato prioritario era proprio quello di scoprire la verità per Giulio. Tante cose sono state fatte in Egitto, ma di sicuro non sul fronte di nostro giglio. Secondo noi – ha detto ancora Paola Deffendi – è tempo di richiamarlo per consultazioni perché la cosa è stata fallimentare”.
Nei giorni del sequestro, ha ricordato Fazio, Claudio e Paola erano lì e lo hanno cercato dappertutto. “Era come cercare un ago in un pagliaio. La speranza è rimasta viva fino a quando è stato ritrovato il suo cadavere. Abbiamo incontrato i suoi amici, ripercorso i suoi passi. Era un ragazzo giovane e aperto al mondo, che continua a essere fonte di ispirazione per tanti giovani. Un simbolo e una speranza anche per gli egiziani, come ricorda il murales che gli è stato dedicato a Berlino, dove si sottolinea come Giulio sia stato ucciso come un egiziano”.
“Abbiamo bisogno di una vera verità, soprattutto processuale”, ha ricordato ancora Paola, “perché questa non è solo una vicenda privata e ne va della democrazia del nostro Paese”. Prima dell’appello di papà Claudio al procuratore egiziano, non è mancato un grazie ad Alessandra Ballerini, l’avvocato di famiglia “che ci accompagna sempre come un angelo, e a tutte le persone che si sono state a fianco”.