Il giallo del tallio è stato finalmente risolto. Dopo mesi di indagini per l’avvelenamento che aveva colpito la famiglia Del Zotto, uccidendo tre persone – Giovanni Battista (94 anni) e la figlia Patrizia (63 anni, entrambi morti a poche ore di distanza, il 2 ottobre) e la moglie e madre Maria Gioia Pittana, di 88 anni, che si era spenta il 13 ottobre – i carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno arrestato Mattia Del Zotto, 27 anni, figlio di Domenico, fratello e figlio delle vittime. Il giovane avrebbe deliberatamente avvelenato il resto della famiglia.
La svolta è arrivata grazie alla scoperta di una tisana, a casa dei nonni materni del ragazzo, Alessio Palma, di 83 anni, e Maria Lina Pedon, 81, le ultime due persone contagiante dal tallio. Nel preparato artigianale a base di erbe, infatti, è stato riscontrato un importante quantitativo del veleno mortale. Da lì, il cerchio si è stretto, fino a portare all’arresto.
Definitivamente scagionata, quindi, la casa di campagna della famiglia, a Santa Marizza di Varmo, dove in un primo tempo si erano concentrate le indagini, passando al setaccio ogni possibile pista, da quella degli escrementi di piccione all’acqua del pozzo, passando per il cibo (l’attenzione si era concentrata sulle patate), l’aria (analizzata tramite i filtri di un deumidificatore e di un condizionatore) e, infine, alcune esche utilizzate per tener lontani i topi. Tutte, però, si erano rivelate infruttuose.
Durante il periodo di vacanza trascorso in Friuli, insomma, i Del Zotto non erano entrati in contatto con alcuna sostanza contaminante. L’avvelenamento – come, per altro, avevano prontamente indicato gli esperti – doveva essere avvenuto più tardi, una volta rientrati a Nova Milanese, perché i sintomi del contagio si manifestano, di norma, entro una decina di giorni. Ora la macabra scoperta: sarebbe stato il nipote delle vittime, in Brianza, a provocare questa assurda strage. Il ragazzo è accusato di omicidio volontario e di tentato omicidio.
Oltre alle tre vittime, infatti, rimangono ancora ricoverati in ospedale i nonni di Mattia, Alessio Palma e Maria Lina Pedon, la zia Laura (sorella e figlia delle vittime), la badante della famiglia, Serafina Pogliani, e il marito di Patrizia, Enrico Ronchi. Le loro condizioni sono stabili e stanno rispondendo positivamente alle terapie.
Non è pentito e non vuole collaborare
I Carabinieri hanno offerto, nel corso di una conferenza stampa, ulteriori dettagli sulle indagini che hanno portato all’arresto di Mattia Del Zotto, “per scongiurare – hanno spiegato – altre vittime”. Il gip di Monza, Federica Centonze, ha disposto la custodia cautelare in carcere ritenendo “concreto e attuale il pericolo di inquinamento delle prove ed elevatissimo il rischio di recidiva”. Sembra, infatti, che il 27enne volesse colpire altri membri della sua famiglia, a cominciare dai genitori.
Il giovane è stato fermato nella sua casa di Nova Milanese, in via Fiume, dove sono state trovate cinque confezioni di solfato di tallio (nella foto), nascoste in cantina, con le relative ricevute d’acquisto.
Il veleno – 60 grammi in tutto – proviene da un’azienda chimica del Padovano, con la quale Del Zotto aveva comunicato tramite un falso account di posta elettronica, intestato a ‘Davide Galimberti’. Anche sul suo cellulare c’erano elementi che portavano direttamente alla ditta di Padova.
A giugno, Mattia Del Zotto aveva iniziato a documentarsi per l’acquisto di un veleno. La prima opzione valutata era stata quella dell’arsenico, poi escluso perché aveva ricevuto richieste di tracciare il suo utilizzo. Così, il 27enne aveva optato per il tallio, contattando la ditta padovana. Il 13 settembre, stando alle indagini, aveva inviato la prima richiesta via mail per acquistare il veleno. Due giorni dopo, con la scusa di un colloquio di lavoro, aveva raggiunto Padova per prelevare il solfato di tallio. Le confezioni di veleno che si era procurato erano in tutto sei. Con una, quella mancante, ha ucciso tre persone e ne ha mandate in ospedale altre cinque.
Molto scarne le dichiarazioni finora rilasciate agli inquirenti. Il 27enne – accusato di tre omicidi – ha detto che ha ucciso “per punire soggetti impuri” e di non voler collaborare. Il Procuratore della Repubblica di Monza, Luisa Zanetti, lo ha definito “una persona introversa”. Una descrizione che coincide anche con quelle di alcuni vicini di casa, che hanno confermato il suo carattere solitario.