Una lapide. Impressi un numero, 169 bis, un nome, quello del soldato Cesare Paglia, e il fatto che appartenesse al 128esimo reggimento di artiglieria da campagna.
E’ quella rinvenuta ieri, a Ronchi dei Legionari, nel cantiere dove si sta realizzando il nuovo parcheggio, lungo viale Garibaldi. Un rinvenimento, segnalato da un cittadino che ha avvisato il direttore del Sacrario di Redipuglia, tenente colonnello Massimiliano Fioretti, avvolto nel mistero.
Il cantiere, infatti, è fermo da una settimana in attesa di dismettere una vecchia cabina elettrica. Quindi non è durante uno scavo o uno sbancamento che la lapide è venuta allo scoperto. E’ verosimile che, durante la notte, qualcuno che la teneva a casa, nei dintorni, abbia pensato di liberarsene e di lasciarla lì.
Ricordiamo che a settembre del 1915 nella zona del rione di Vermegliano fu allestito un cimitero militare. Non fu il solo perchè, nel corso della Grande Guerra, Ronchi dei Legionari era in prima linea.
“Qui alle nostre spalle – ricorda il sindaco, Livio Vecchiet – si sono combattute le prime sei battaglie dell’Isonzo, dove decine di migliaia di giovani provenienti da tutta l’Italia sono morti senza sapere il motivo. Qui a Vermegliano, nel 1915, l’aperta campagna divenne un cimitero, perché non si sapeva dove seppellire tutti coloro che morivano giorno per giorno su queste alture”.
Era il 21 ottobre del 1915 quando, sulle pendici carsiche sopra Ronchi, cadevano i sottotenenti Vincenzo Geraci e Giovanni Guccione, giovani ufficiali del 76° reggimento fanteria Napoli. Furono entrambi decorati con medaglia d’oro al valor militare.
Tra il 21 e il 22 ottobre del 1915, tra il Monte Cosich e il monte San Michele, morirono in solo giorno circa quattromila soldati italiani, senza contare i feriti e i caduti dell’esercito austroungarico. Molti trovarono riposo in cimiteri improvvisati e moltissime di quelle salme furono poi trasferite a Redipuglia.
Non tutti. Come ricorda lo storico Enrico Cernigoi negli anni Ottanta, sempre nella stessa zona, furono rinvenuti i cadaveri di alcuni militari italiani, sepolti nella nuda terra, con la divisa dell’esercito italiano e con addosso le medaglie della guerra di Libia del 1911. Sul posto, oltre al tenente colonnello Fioretti e il 2° Capo qualifica speciale della Marina Militare, Francesco Cirinà, sono intervenuti i Carabinieri della stazione cittadina al comando del maresciallo maggiore Mario Egidi e il maggiore Lorenzo Pella, comandante del nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Udine.