A inizio ottobre, il Centro Regionale per la Radioprotezione di ARPA FVG aveva rilevato piccoli quantitativi di Rutenio-106, un prodotto della fissione nucleare, in un campione riferito al periodo 29 settembre al 2 ottobre. Valori minimi non in grado di rappresentare un pericolo per la popolazione e per l’ambiente, come accertato dall’Arpa, ma che avevano creato preoccupazione. La presenza del Rutenio-106 nell’aria, registrata anche nel resto dell’Europa, era rimasta un mistero.
Nei giorni scorsi, però, Greenpeace Russia ha lanciato l’allarme nucleare, chiedendo al governo di Mosca verifiche sui livelli di radiazioni negli Urali meridionali. L’alta concentrazione di Rutenio-106, infatti, è stata registrata dal servizio meteo Roshydromet il 29 settembre, vicino all’impianto nucleare di Majak.
Rosatom, l’agenzia statale del nucleare in Russia, ha però negato si siano verificati degli incidenti, minimizzando. Rimane dunque il mistero sulle concentrazioni anomale registrate dalla stazione meteo di Argayash, posta a una trentina di chilometri dalla struttura nucleare tristemente conosciuta per il più grave incidente nucleare della storia avvenuto nel 1957.