Poche azioni politiche come la Riforma sanitaria attuata dalla Giunta Serracchiani ha generato malcontento e reazioni a ogni livello. Oggi, archiviata quell’esperienza di governo regionale, la Giunta Fedriga si accinge a correggere quelle norme. Quali sono, però, le istanze che arrivano dal ‘basso’, cioè da chi quotidianamente lavora in ambito sanitario e quali sono le priorità di intervento?
“Noi abbiamo accettato di partecipare al rinforzo del territorio, come previsto dalla normativa nazionale, cercando di organizzarci. Adesso è il momento di completare quanto previsto”. È chiara la posizione di Dino Trento, segretario regionale di Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale.
Cap, aft, codici del pronto soccorso: ecco come e cosa cambiare
“Finora gli obiettivi fissati sono stati raggiunti solo parzialmente, è fondamentale decidere davvero in quale direzione si vuole procedere. Secondo noi la continuità ospedale – territorio è imprescindibile, però è necessario capire con quali strumenti vada attuata. Da medici di medicina generale proponiamo una sanità che tenga conto delle peculiarità dei vari territori.
Faccio un esempio: i Cap (Centri di assistenza primaria) in alcune zone hanno funzionato. In altre, magari dove maggiore è l’inurbamento e che sono in prossimità di ospedali o cliniche, sono stati poco efficaci. La nostra proposta, quindi, è di valorizzare gli interventi che hanno funzionato e provare a cambiare quelli che non sono stati incisivi. Una sanità ‘su misura’ per così dire”.
Mettere mano all’organizzazione sanitaria, però, in alcuni casi era necessario.
“La riforma Telesca ha istituito le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), formate da professionisti sanitari riuniti in un territorio omogeneo e coordinati da un medico di medicina generale per generare la risposta più adeguata ai bisogni assistenziali dei pazienti. Le Aft, per esempio sul fronte della prevenzione, hanno ottenuto ottimi risultati, ma riterremmo necessario formare e assumere personale per permettere l’avvio di quella che si definisce ‘medicina di iniziativa’ riguardo alle cronicità. Per attuare tutti i progetti, che vanno dalla vaccinazione antinfluenzale alle terapie per diabete e cardiopatie c’è bisogno di personale. E non mi riferisco esclusivamente a professionisti sanitari: solo il 45% dei medici di medicina generale dispone di un addetto alla segreteria, col risultato che i pazienti devono necessariamente rivolgersi al medico, anche per ripetere una ricetta o chiedere la compilazione di un certificato sportivo”.
Codici delle urgenze: numeri al posto dei colori per sbagliare meno
I medici di medicina generale, inoltre, auspicano qualche altra innovazione. “Bisogna ripensare il sistema delle urgenze, magari a partire dalla capacità di ‘assorbire’ e gestire i ‘codici bianchi’ nei Pronto soccorso. A livello nazionale la proposta normativa è sostituire ai classici colori che definiscono le urgenze, un sistema numerico, dove al numero 1 corrispondono le emergenze, al 5 i casi non urgenti. Questo si aggiunge anche al coordinamento tra ospedali e strutture territoriali che devono occuparsi del post acuzie e che devono avere gli strumenti e il personale per farlo”.