La finalità della richiesta di contribuzione pervenuta alla Regione da Sauris era senz’altro meritoria: costruire una centrale innovativa, in grado di produrre energia termica ed elettrica, utilizzando biomassa reperita sul territorio, per tanto a bassissimo impatto ambientale. La realtà dei fatti – purtroppo – racconta di una vicenda che si è conclusa con esiti ben diversi. La centrale – la cui realizzazione è stata possibile grazie a circa 1.700.000 euro di soldi pubblici – non è mai stata pienamente funzionante. Benché i certificati di collaudo attestassero la regolare esecuzione dei lavori sin dalla fine del 2008, infatti, a tutto il 2015 non ha mai prodotto un solo Kw di energia elettrica. I contributi pubblici, invece, sono stati regolarmente ottenuti proprio sulla scorta di quelle certificazioni e in virtù delle attestazioni presentate annualmente alla Regione.
La Guardia di Finanza di Trieste, coordinata dalla Procura della Repubblica di Udine, ha scoperto non solo che l’impianto era strutturalmente inidoneo al funzionamento ma che è stato necessario sostenere ulteriori ingenti costi per l’integrale sostituzione di diversi componenti essenziali. Una moltitudine di soggetti, sia privati che pubblici, coinvolti a vario titolo nella realizzazione dell’opera, era perfettamente a conoscenza di tali anomalie, ma tutti hanno taciuto per non incappare nella revoca dei contributi che, inevitabilmente, sarebbe intervenuta qualora la centrale non fosse stata terminata nel rispetto dei tempi.
Sebbene l’impianto non fosse funzionante, i progettisti ed esecutori dei lavori sono stati tutti pagati senza alcuna possibilità per il Comune di rivalersi sulle garanzie fidejussorie, nel frattempo svincolate. Dunque, come risolvere il problema senza farlo sapere a nessuno? E’ bastato affidare il ripristino della funzionalità a chi ha progettato l’opera e ne ha diretto i lavori senza, però, creargli alcun nocumento economico. La soluzione è stata facile: ammortizzare i costi di rimessa in funzione attraverso i ricavi che sarebbero stati conseguiti dalla gestione ventennale della centrale.
Tutto questo, ovviamente, senza ricorrere a procedure di aggiudicazione trasparenti, come previsto dalle norme vigenti. A conclusione delle indagini, avviate nel 2013, sono state denunciate sette persone coinvolte a vario titolo, per i reati di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Una prima tranche dei procedimenti – quella relativa alla truffa – è già a dibattimento, mentre sta per iniziare la seconda fase del processo, seguito dai procuratori Marco Panzeri e Annunziata Puglia.
Sono state segnalate, inoltre, alla Procura della Corte dei Conti, 25 persone responsabili di un danno erariale pari a 2.700.000 euro. L’operazione di servizio conferma, ulteriormente, l’incessante impegno delle Fiamme Gialle triestine, nell’azione di contrasto alle frodi che minacciano l’integrità delle risorse pubbliche.