Le ostetriche friulane in servizio ieri, martedì 12 febbraio giorno dello sciopero nazionale proclamato da diverse associazioni professionali e sigle sindacali di medici ginecologici e ostetriche (Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui,Sieog, chirurghi Acoi, ginecologi dell’Agite e le ostetriche dell’Aio) hanno aderito allo stato di agitazione con la formula dello sciopero solidale vale a dire garantendo il servizio ed esponendo materiale informativo (in allegato quello realizzato a livello nazionale dall’Aio, associazione italiana di ostetricia che unisce ostetriche e ginecologi) per sensibilizzare l’utenza sulle motivazioni della protesta.
Sulla modalità di adesione allo sciopero adottata dalla categoria, interviene Laura Ossanna, vicepresidente del Collegio delle ostetriche di Udine e Pordenone.
“Pur condividendo le ragioni della protesta ma dovendoci confrontare con prestazioni da garantire e organici di personale ostetrico decisamente sottodimensionati rispetto ai bisogni, le ostetriche friulane sono rimaste accanto a mamme, neonati e utenti dei consultori. Abbiamo annunciato la protesta per creare attenzione e ottenere risposte su una specialità come quello materno-infatile soprattutto da parte delle istituzioni”.
Nella giornata odierna, infatti, è stata presidiata la rete territoriale dell’Ass 4 Medio Friuli con ambulatorio aperto nel consultorio di San Daniele dove si effettua anche il peso bimbi con due ostetriche in servizio (la terza rientrata per rinvio delle colposcopie, prestazione medica). Operative pure le quattro ostetriche del consultorio di Udine di via San Valentino dove il martedì si svolgono le visite collegate al programma regionale dello screening pap test. Ostetriche presenti anche nei consultori di Tarcento, Codroipo e Cividale. Nei punti nascita della provincia di Udine (Udine, San Daniele, Tolmezzo, Latisana e Palmanova) e di Pordenone (San Vito al Tagliamento, Pordenone ospedale civile e policlinico San Giorgio), salvaguardata la continuità delle prestazioni indispensabili effettuate dalle ostetriche ovvero l’assistenza in corsia, sala travaglio e parto.
Rinviate, invece, le attività mediche programmate vale a dire cesarei, visite ambulatoriali, ultrascreening ed ecografie. “Un’assistenza quella delle ostetriche che dovrebbe essere potenziata sia nei reparti sia sul territorio e da rendere appropriata per seguire le donne nell’intero percorso nascita” specifica Laura Ossanna, che aggiunge: “Si è trattato di una protesta storica finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica ma soprattutto le istituzioni sulla necessità di mettere mano alla riforma dei punti nascita, approvata due anni fa ma non applicata, riforma che va nell’ottica di garantire maggiori standard di sicurezza alle donne assistite nei reparti di ostetricia”.
“Nell’auspicata riorganizzazione dei punti nascita – chiarisce Ossanna ricordando le motivazioni della protesta – va data centralità alla figura dell’ostetrica, in termini di qualità, valorizzando le competenze e di quantità adeguando il contingente all’effettiva necessità. Va attuato quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010, in base al quale, al fine di incrementare la qualità assistenziale delle ostetriche è vincolante applicare le normative europee che esortano a distinguere i percorsi sanitari fisiologici in cui consolidare l’autonomia delle ostetriche, da quelli patologici in cui le ostetriche sono responsabili dei piani assistenziali su un percorso di cura delineato dallo specialista ginecologo”.
“Fondamentale, inoltre, regolamentare la questione del boom dei contenziosi medico-legali attraverso una tutela legale assicurata a livello nazionale o una soluzione in grado di calmierare i costi delle polizze assicurative che l’operatore dovrà sottoscrivere obbligatoriamente dal 13 agosto di quest’anno. Il datore di lavoro (azienda sanitaria) infatti, risponde fino in sede civile”.
13 febbraio 2013