Entro il prossimo anno, le Province del Fvg dovrebbero ‘svuotarsi’ e consegnare le proprie competenze alle Unioni territoriali intercomunali, ovvero alle Uti. Ai Comuni che ne faranno parte, seppur in forma associata, spetterà il compito di occuparsi, tra le altre cose, delle scuole superiori. E all’Uti Friuli centrale, nella quale si trova il Comune di Udine, toccherà la gestione di oltre metà dei plessi delle secondarie di secondo grado del territorio provinciale. Un’eredità davvero pesante da sostenere: le spese annuali per il funzionamento del servizio variano dai 5 ai 6 milioni di euro. Senza contare la scuola agraria di Pozzuolo, con relativo convitto da 50 posti, e i progetti mirati che, attualmente, palazzo Belgrado finanzia concedendo contributi ad hoc alle scuole.
Tredici istituti cittadini
Su 45 plessi scolastici ‘provinciali’, infatti, ben 23 si trovano nel capoluogo, suddivisi in 13 istituti (Uccellis, Stellini, Percoto, Marinelli, Copernico, Stringher, Ceconi, Zanon, Deganutti, Malignani, Conservatorio Tomadini, Marinoni e Sello) e frequentati da 13.800 studenti. E, come accennato, gli istituti salgono a 14 se si considera anche quello di Pozzuolo.
Spese di funzionamento
Entriamo nel dettaglio delle spese. Nel 2013 e nel 2014, per gli istituti cittadini, la Provincia di Udine ha speso rispettivamente 6 e 5,1 milioni di euro. Il servizio istruzione, che si occupa delle spese generali delle scuole, ha impiegato quasi 900mila euro all’anno (887mila nel 2013 e 881mila l’anno successivo). In questo capitolo rientrano il trasporto per far raggiungere le mense e le palestre agli studenti delle scuole che ne sono sprovviste, i canoni di locazione per gli spazi non di proprietà provinciale (la gran parte sono affittati da privati, il resto appartengono a palazzo D’Aronco) e i contributi per il telefono (dimezzato da un anno all’altro per i tagli subiti dall’ente intermedio). A questi si aggiungono le spese d’ufficio delle segreterie amministrative (cancelleria, registri, stampati, piccoli acquisti di materiale informatico, manutenzione e noleggio macchine d’ufficio), gli arredi (banchi, sedie, scrivanie, laboratori) e i servizi generali (smaltimento arredi e traslochi).
Manutenzioni e bollette
Ma una scuola ha bisogno di edifici. Ed ecco, quindi, che nel conto compaiono anche i milioni per le bollette (luce, gas, acqua) e per altri piccoli acquisti (2,5 nel 2013, 2 l’anno successivo), per l’ordinaria manutenzione (735mila euro due anni fa, 1 milione l’anno scorso) e quelli per la straordinaria amministrazione: 2 nel 2013, 1,3 nel 2014. Con straordinaria amministrazione non intendiamo la costruzione di nuovi spazi, dei quale si dovrà comunque occupare in un prossimo futuro.
Pochi spazi e tanti ragazzi
Già, perchè con il crescere della popolazione scolastica (nel 2008 gli studenti erano 11.600) le aule cittadine si sono saturate e se ne dovrà trovare di nuove. “Gli istituti udinesi – spiega l’assessore provinciale Beppino Govetto – sono molto frequentati. Da fuori città arrivano migliaia di studenti e proprio in questi giorni ci stiamo occupando della loro collocazione in vista del prossimo anno scolastico. E spostare i ragazzi da un plesso all’altro non è facile. Sarebbe giusto che uno studente cominciasse e finisse gli studi sempre nel medesimo luogo. Il problema è che tante famiglie e tanti studenti vogliono venire a Udine perché ritengono che il capoluogo offra di più, nonostante sul territorio ci siano istituti di qualità non inferiore. Proprio per gestire queste dinamiche, stiamo attuando progetti ad hoc per orientare i ragazzi delle medie, fin dal primo anno”.
C’è da capire se le Uti saranno in grado (non perchè incompetenti, ma per il loro orizzonte territoriale) di occuparsi di tali dinamiche. Di più, vista la libertà di scelta della scuola e che la Provincia utilizza fondi propri, c’è da chiedersi se i futuri trasferimenti copriranno per intero il fabbisogno o se i residenti dell’Uti Friuli centrale rischino di pagare con le proprie tasse parte del servizio scolastico per famiglie ‘esterne’. Infine, la gestione dei 24 plessi richiederà anche un aumento di risorse umane e, quindi, l’arrivo di nuovi dipendenti.
Il tempo stringe
Tutte problemi che andranno risolti a stretto giro di posta. “Stando al cronoprogramma regionale – continua Govetto -, il 1° luglio 2016 le Province dovranno cedere l’Istruzione alle Uti. Inoltre, il prossimo anno i Comuni si potrebbero veder assegnata anche la competenza sull’Edilizia scolastica. Ciò dipenderà dall’approvazione del nuovo Statuto a Roma. Se il documento passerà il vaglio del Parlamento, la Provincia di Udine chiuderà i battenti anzitempo. In caso contrario, potrebbe diventare un ‘guscio semivuoto’ e alcune competenze le rimarrebbero fino al 2018, tra le quali ci dovrebbe essere la cura degli edifici scoalstici”. In entrambi i casi, il tempo stringe e i Comuni dovranno attrezzarsi al più presto.