Seimila metri quadrati di mais Ogm sono stati seminati sabato mattina a Vivaro in Friuli, come annunciato dagli esponenti di Futuragra con una serie di sms circolati nelle giornate scorse. Nonostante seminare Ogm in campo aperto sia in Italia tuttora vietato, nonostante ben due procure (Padova e Pordenone) si siano espresse in tal senso a proposito dell’operato di un agricoltore che qualche anno fa aveva seminato mais Ogm, e nonostante anche la corte di Cassazione, nel marzo 2012, abbia ravvisato nella condotta di chi semina mais Ogm l’integrazione di un reato, le autorità locali e nazionali non hanno preso alcun provvedimento.
SONDAGGIO: Semina mais Ogm in Friuli. Che ne pensate?
«È incredibile che il Presidente della Regione non abbia compreso la gravità di un gesto come questo (chiaramente una provocazione, vista la piccola dimensione del terreno seminato) e si sia predisposta la presenza delle forze dell’ordine solo per timore di proteste da parte di fronti non favorevoli agli Ogm», dichiara Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia.
«Inoltre, troviamo molto grave, alla luce di quanto è accaduto, che il Governo, benché sollecitato da un voto unanime del Senato, non abbia ancora esercitato la clausola di salvaguardia. C’è un settore della nostra economia che non va male come tutto il resto, ed è l’agroalimentare, con le ricadute positive anche sul turismo. Questo episodio frutto dell’iniziativa di pochi mette a rischio tutto questo patrimonio. Cosa ci vuole perché i politici si decidano a fare il loro dovere?».
Esterrefatto anche il commento di Carlo Petrini, presidente Slow Food: «Un patrimonio storico come quello delle varietà di mais del nordest subisce oggi un gravissimo attacco con il placet di coloro che dovrebbero tutelarlo per ruolo istituzionale. Si annuncia un reato, si commette sulla pubblica piazza, gli autori lo commentano in conferenza stampa e questo sembra non turbare né le coscienze dei cittadini né il senso del dovere dei politici».
Cinzia Scaffidi, direttore del Centro Studi Slow Food, aggiunge: «Oggi il mondo della biodiversità è stato sconfitto dall’ignoranza e dall’ignavia, oltre che dall’incompetenza politica. E questa è la migliore delle ipotesi, perché il sospetto che sia stato sconfitto anche dalla volontà di lucro e dalla potenza delle grandi aziende sementiere è tutt’altro che peregrino. Stupisce che tutto ciò accada nel momento in cui sia la Regione che il Ministero dell’Ambiente sono affidati a esponenti di un partito che dichiara di avere valori antitetici a quelli delle multinazionali dei semi e degli Ogm».
Giorgio Zanin :’Una vittoria di Pirro per Fidenato’
“La semina di Mais Ogm annunciata per oggi a Vivaro è una forzatura e un errore sotto numerosi punti di vista. In primo luogo sotto il profilo giuridico, perché apre un percorso conflittuale tra campi distinti: da un lato la tutela del diritto europeo, a cui si è appellato Fidenato, per assicurarsi la libertà di iniziativa economica, dall’altro l’osservanza delle cautele previste per la presenza contemporanea di colture transgeniche, convenzionali e biologiche, tese a non compromettere l’ambiente in termini di biodiversità.
Un conflitto che pone l’esigenza di un quadro regolamentare che inevitabilmente deve far capo alla Regione.
L’errore più grave è però di natura economica. Perciò sono pragmatico e non ideologico e faccio tesoro delle molte audizioni di queste settimane in Commissione Agricoltura alla Camera. La battaglia per l’agricoltura Ogm free rappresenta senza dubbio un pilastro di quel modello di economia Made in Italy che non può che fare della biodiversità e della cultura locale il suo pilastro centrale. Tutti valori che la semina Ogm nega in radice.
In un momento di grave crisi economica, dove l’agricoltura sembra rappresentare una luce significativa per rilanciare il nostro paese e la stessa occupazione anche giovanile, il venir meno di una via italiana all’agricoltura rischia di rendere vani gli sforzi delle nicchie, le storie locali, la ricerca appassionata della qualità, per ingaggiare una competizione quasi impossibile con i mercati internazionali delle produzioni indistinte. Ecco perché, anche prescindendo dal rischio di sottovalutazione del principio etico di cautela che sempre si accompagna alle biotecnologie, considero la semina celebrativa di Fidenato una vittoria di Pirro: lui per ora pare aver vinto la sua battaglia, ma la guerra economica dell’agricoltura italiana rischia di farla perdere a tutti”.
Fidenato’s show: dissoluzione di un modello agricolo
“A forza di aspettare che qualcun’altro agisca si è lasciato il campo libero, in tutti i sensi, a coloro ai quali importa solo fare show” commentano AIAB, Legambiente, Greenpeace, ISDE e WWF. Infatti da un lato il colpevole ritardo dei Ministeri di Salute, Politiche Agricole e dell’Ambiente nell’approvazione della clausola di salvaguardia sostenuta all’unanimità dal Senato, dall’altro il governo regionale che non ha tentato davvero nulla, hanno reso possibile l’annunciato Fidenato’s show.
È vero che il quadro normativo è a dir poco intricato ma a forza di aspettare che altri disbroglino la matassa il tempo passa, i semi germinano, le piante crescono, i pollini si disperdono… e le potenzialità di un modello agricolo di qualità si dissolvono.
Il tutto procede in parallelo con un processo di perdita di fiducia nelle istituzioni, che in questa occasione sono accorse ad eventuale protezione dei pochi arroganti ma hanno calpestato la volontà della stragrande maggioranza di consumatori, cittadini e contadini friulani che gli OGM non li vogliono.
“Ma adesso qualcuno dei palazzi percepisce l’urgenza ed interverrà – conclude la nota -? O dovremo tutti pacificamente arrenderci all’ignavia ed organizzarci in proprio per evitare di dilapidare la biodiversità e l’eccellenza di un sistema agricolo che, sia il Governo nazionale che quello regionale, ci avevano promesso sarebbe diventato modello di sviluppo?”.
M5S: consiglieri contro “chi, per lentezza burocratica o incapacità decisionale ha permesso di arrivare a questo punto”
I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin e Cristian Sergo sabato mattina hanno partecipato alla manifestazione di protesta contro la semina Ogm di Giorgio Fidenato. «Non abbiamo manifestato contro l’agricoltore Fidenato, che è nel pieno esercizio dei suoi diritti – precisano i consiglieri – ma protestiamo contro chi, per lentezza burocratica o incapacità decisionale ha permesso di arrivare a questo punto. Da un lato abbiamo infatti la sentenza della Corte europea che ha dato ragione a Fidenato e dall’altro c’è la recente presa di posizione del Senato che ha approvato, all’unanimità, una clausola di salvaguardia, permettendo a uno Stato di vietare sul proprio territorio la coltivazione di colture transgeniche nel caso si profilino rischi per la salute o per l’ambiente.
«Fidenato sostiene che debba essere garantita la libertà di coltivazione finché non risulta dimostrata la pericolosità per la salute degli Ogm. Noi invece riteniamo sia essenziale seguire il principio di precauzione, per il quale finché non venga dimostrata la non pericolosità non si debbano coltivare – commenta Eleonora Frattolin -. Ricordiamo inoltre che dove ci sono, stanno diventando la rovina dei piccoli agricoltori che, a fronte di un risparmio esiguo sui pesticidi, non hanno più la possibilità di produrre le sementi in modo autonomo».
«L’Italia deve avere un indirizzo chiaro in questo settore. Vogliamo continuare a spingere verso le coltivazioni intensive finalizzate all’esportazione, mettendoci così in concorrenza con i grandi produttori di mais e soia dell’America o dei paesi dell’Est – si chiede il consigliere M5S -, o vogliamo invece puntare su un’agricoltura di qualità, biologica, basata sulle colture locali, senza l’uso di prodotti chimici, che serva essenzialmente a soddisfare il fabbisogno del mercato interno? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Noi ovviamente abbiamo una nostra risposta. Speriamo che anche l’amministrazione regionale vada nella stessa direzione».
«Oggi, purtroppo, ha disertato l’appuntamento l’assessore Bolzonello che in alcune recenti esternazioni mediatiche ha confermato la volontà della giunta regionale di confermare il divieto alla coltivazione degli Organismi geneticamente modificati in tutto il Friuli Venezia Giulia. La sua presenza sarebbe stato un bel segnale – commenta Cristian Sergo -. Finché personaggi come Formigoni presiedono però la Commissione agricoltura al Senato, per questo settore, in Italia, non si prospettano tempi migliori».
«Da oggi siamo meno italiani e stiamo perdendo parte della nostra identità agricola – conclude Ilaria Dal Zovo -. Parlo di qualità dei nostri prodotti agricoli invidiati e imitati in tutto il mondo. Dopo il cioccolato e l’olio oggi abbiamo subito un’altra sconfitta imposta dall’Europa».
Autorizzazione europea
Gli agricoltori italiani sono liberi di seminare mais OGM. Nessuna autorizzazione alla semina di OGM iscritti al catalogo comune europeo può essere infatti assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione. È quanto afferma la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso di Giorgio Fidenato, l’agricoltore friulano, che nel 2011 aveva seminato mais OGM.
“Ancora una volta la Corte di Giustizia ribadisce i principi che regolano le colture OGM in Europa richiamando l’Italia al rispetto delle norme e restituendo agli agricoltori il diritto di accedere liberamente all’innovazione biotecnologica” ha commentato Duilio Campagnolo, Presidente di Futuragra.
“Se a qualcuno erano rimasti dubbi sulla legittimità di seminare OGM in Italia adesso dovrà ricredersi, ha proseguito Campagnolo. Per troppo tempo ci è stato negato di produrre in modo più sano e più vantaggioso, questo tempo è ormai finito. Resta comunque da quantificare il danno enorme che gli agricoltori italiani hanno subito a causa dell’oscurantismo e dell’ideologia che ha caratterizzato il dibattito sulle biotecnologie in Italia e non escludiamo che faremo valere questo diritto anche nelle sedi competenti. Una ricerca del Professor Maggiore sull’ultima sperimentazione condotta in Italia dall’INRAN, conclude Campagnolo, stimava in 450 euro ad ettaro l’incremento del margine operativo lordo delle aziende agricole italiane grazie alla coltivazione di mais OGM rispetto a quello tradizionale, senza contare dell’incremento delle produzioni di soia già notevolmente sperimentata in altre parti del mondo”.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea recita esplicitamente che “la messa in coltura di OGM quali le varietà del mais MON 810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell’articolo 20 del regolamento n. 1829/2003 e le medesime varietà sono state iscritte nel catalogo comune previsto dalla direttiva 2002/53” (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62012CO0542:IT:HTML).
17 giugno 2013