Riceviamo da una nostra lettrice una lettera in merito alla mensa dei poveri della Caritas di via Ronchi a Udine.
“Sono una cittadina udinese e abito in zona”, ci scrive Maria Stella Masetto Lodolo. “Spesso mi capita di transitare verso l’ora di pranzo per via Ronchi, dove è situata la mensa dei poveri, creata a Udine molti anni orsono, per fornire un pasto caldo alle persone senza fissa dimora o in situazione di emarginazione grave e offrire, soprattutto, un momento di accoglienza e ascolto finalizzato a orientare le persone verso la rete dei servizi presenti sul territorio. Con enorme dispiacere noto la lunga fila di persone che si accingono a dirigersi quanto prima verso l’ingresso per riuscire a conquistarsi un piatto di cibo. Ammetto che in questo momento storico ‘accogliere i forestieri’ è indubbiamente un’opera di misericordia che ci interpella in modo molto forte e che ci invita a fare verità. Da molti mesi il fenomeno migratorio è sotto la luce dei riflettori. Ogni giorno il dibattito sull’immigrazione si accende e molte volte assume toni aspri, prestando il fianco a strumentalizzazioni e alimentando nel cuore di molte persone forti paure e timori. La questione è molto delicata, va affrontata con cuore e intelligenza, per non cadere in sterili forme di buonismo o in rigidità e chiusure che portano al rifiuto dell’altro”.
“Accogliere i forestieri – prosegue Masetto Lodolo – chiede a ciascuno e alle nostre comunità cristiane di vivere una profonda conversione pastorale. Purtroppo negli ultimi tempi gli utenti della mensa sono pressoché raddoppiati: si tratta di immigrati e senza tetto e, a volte, mi pare di scorgere interi nuclei familiari. Ora, mi domando, considerando che lo spazio di via Ronchi sta divenendo insufficiente a causa delle numerose persone che lo frequentano, è possibile che non si riesca a trovare altra migliore soluzione, anche con un eventuale trasferimento in altra struttura? Penso alle caserme dismesse o a strutture di proprietà pubblica, che potrebbero essere messe a disposizione per questo Rifugio Caritas senza ulteriori costi. Questi spazi non sono un punto di arrivo, ma un posto da cui ripartire. Per questa ragione questo centro di accoglienza sta veramente diventando una parte integrante della rete dei servizi sociali pubblici e privati. Cerchiamo di affrontare il quesito quanto prima”, conclude la lettrice.