La testimonianza di Reiver Laborde Rico, il giovane cubano accusato con la sorellastra Lisandra di aver ucciso i coniugi Burgato lo scorso 19 agosto a Lignano, si è rivelata preziosa per gli inquirenti che indagano sul duplice delitto.
La settimana scorsa, il cubano è stato interrogato nel carcere di L’Avana, dove si trova rinchiuso, dagli inquirenti italiani che stanno indagando sul caso.
Sulla base di quanto dichiarato dal giovane, il coltello utilizzato per uccidere i due commercianti lignanesi sarebbe in fondo al mare. Il giovane, infatti, ha raccontato agli investigatori che, una volta uscito dalla casa di via Annia dove sono stati assassinati i Burgato, si è diretto all’ufficio uno di Sabbiadoro e immerso nell’acqua fino al torace per scagliare l’arma del delitto in fondo al mare e più lontano possibile dalla costa.
Domani, quindi, sub e motovedette saranno all’opera per cercare di individuare sul fondale del litorale lignanese il coltello che potrebbe fare luce sulle dinamiche del delitto rimaste ancora oscure.
I due fratellastri indagati per il delitto, infatti, si attribuiscono a vicenda la responsabilità della mattanza e ritrovare l’arma potrebbe dare un nome a chi l’ha impugnata per infierire sui coniugi Burgato.
Il fondale sabbioso, però, renderà difficili le ricerche e l’eventuale recupero dell’arma. Tra i reperti mancanti anche lo zainetto contenente gli abiti macchiati di sangue e il materiale utilizzato per compiere il delitto. I due indagati hanno affermato di essersi liberati dello zaino a Latisana, gettandolo in un cassonetto dei rifiuti.
21 gennaio 2013