I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Gorizia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il Tribunale di Gorizia Massimiliano Rainieri su richiesta della Procura della Repubblica nella persona di Michele Martorelli, nei confronti di tre persone, per la precisione due italiani e un bengalese, ritenute responsabili, a vario titolo, del reato di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, al caporalato, allo sfruttamento della manodopera e alla truffa in danni dello stato. Altri 5 indagati sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre 19 ulteriori soggetti sono indagati a piede libero.
La misura cautelare è stata emessa a conclusione dell’indagine denominata “Freework 2”, sviluppata tra il 2012 e il 2013 con lo scopo di verificare la gestione di alcune attività imprenditoriali della provincia, dedite alle lavorazioni in regime di appalto e di subappalto, impegnate nella realizzazione di opere di coibentazione, isolamento e arpionatura di unità navali da crociera, operanti all’interno degli stabilimenti navali della Fincantieri a Monfalcone, Trieste e Marghera.
L’operazione costituisce la prosecuzione del filone investigativo aperto con la precedente indagine “Freework”, tra il 2010 e il 2011, anche in quel caso sulle realtà dell’indotto cantieristico monfalconese, conclusasi con l’arresto di 5 persone e il deferimento in stato di libertà di ulteriori 4, tutte ritenute responsabili delle stesse fattispecie criminose di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione e allo sfruttamento dei lavoratori e di truffa aggravata ai danni dello stato.
L’approfondimento sul nuovo filone d’indagine, scaturita da alcune incongruenze statistiche, da una gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro e delle maestranze ‘poco chiara’, ha portato l’attenzione sulle società Sait, Isotermo, Elynaval, Edil.Naval, Ma&Ea, Isoc, Scf e Sea, tutte risultate tra loro connesse per vincoli operativi, di cointestazione o di parentela tra i titolari responsabili, e in grado di impiegare nel complesso fino a duecento maestranze contemporaneamente.
L’attività investigativa ha accertato l’esistenza di una sorta di ‘scriteriato sistema di fare impresa’, ideato dai responsabili delle predette società, volto alla strutturazione di un’organizzazione per delinquere che, appunto attraverso la costituzione funzionale delle diverse ditte utilizzate quali meri schermi giuridici per i preminenti svolgimenti delle illecite attività d’impresa, realizzava l’illecito guadagno, attraverso il massiccio ricorso allo sfruttamento delle maestranze e alle continue movimentazioni fra ditte della manodopera del Bangladesh.
Nell’ambito dell’indagine sono state, inoltre, comminate a carico delle ditte coinvolte 386 sanzioni amministrative per illecito impiego di manodopera per un importo complessivo di euro 939.540 euro, nonché accertato un illecito profitto nell’ultimo decennio pari a quasi due milioni di euro, di cui circa 235mila già sequestrati.