«E’ vero che la sottoscrizione del trasferimento del Castello di Udine al Comune nel Salone del Parlamento, è un semplice atto simbolico. L’operazione vera e propria, infatti, si è chiusa più di un anno fa. Ma l’emozione è sempre tanta dopo che in corso d’opera qualcuno l’aveva giudicata una missione impossibile. Non sarà la cosa più importante di cui mi sono occupato a Roma, ma la messa a punto e l’avvio dell’iter per la restituzione del castello è sicuramente l’operazione che più mi ha coinvolto da cittadino udinese».
C’è commozione nelle parole dell’ex senatore Mario Pittoni, che da capogruppo della Lega Nord in commissione Cultura del Senato, aveva dato il via all’iter di recupero del castello. Procedura chiusa con la delibera dell’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni, che ha stabilito l’acquisizione del castello e la contestuale sua cessione a titolo gratuito al Comune di Udine. «C’è voluta pazienza – commenta Pittoni -, formalmente la procedura è infatti scattata il 17 agosto 2010 con le firme, che ho raccolto personalmente, del sindaco della città Furio Honsell e dell’allora presidente della Regione Renzo Tondo sul documento di richiesta che avevo elaborato in collaborazione con gli uffici del Demanio. Più di 3 anni per un iter che, senza intoppi, poteva concludersi ben prima.
Un primo rallentamento è stato conseguenza delle vicissitudini in Commissione paritetica, non operativa per diversi mesi in seguito all’avvicendamento del suo presidente, ma il cui parere era obbligatorio. Quando poi mancavano pochi giorni all’ok definitivo del Consiglio dei ministri, dopo avere ottenuto il via libera dei ministeri interessati Beni culturali e Finanze per il trasferimento “a titolo non oneroso”, il governo Berlusconi è caduto. Costringendomi ai tempi supplementari per convincere il nuovo ministro a confermare il trasferimento gratuito. Operazione conclusasi positivamente, grazie anche alla collaborazione di tutta la squadra friulana presente in Parlamento, indipendentemente dal colore politico. A conferma – conclude Pittoni – dell’importanza di muoversi compatti quando in gioco sono gli interessi della nostra terra…».