I 70 lavoratori della Sertubi di Trieste lanciano un appello alla regione per salvare l’azienda. Oggi, nello stabilimento di via Von Bruch, le Rsu hanno convocato una conferenza stampa per evidenziare la difficile situazione in cui si trova la Sertubi che nata sulle ceneri della Grandi Motori, per dieci anni ha occupato 250 addetti per una produzione di 75mila tonnellate all’anno, caratterizzata soprattutto da tubi per acquedotti, sotto l’ala del gruppo Duferco Italia Holding.
Nel 2011, lo stabilimento è stato ceduto in affitto agli indiani di Jindal Saw con la promessa, mai messa in atto, di investimenti pari a 5 milioni di euro per rimodernare gli impianti. In sei anni, le perdite sfiorano i 20 milioni di euro.
Quello della Sertubi, che oggi da produttrice di tubi è diventata centro di smistamento di prodotto finito o di lavorazioni del grezzo, è un vero e proprio allarme. Secondo i delegati della Fim se ci fossero un piano industriale serio e investimenti, Sertubi potrebbe ritornare in prima fila nel mercato.
L’intenzione del sindacato è di arrivare ai vertici dell’Unione Europea perché il problema non riguarda solo Sertubi, ma tutte le imprese, per evitare che la produzione si sposti sempre più a Est e che la manodopera sia occupata esclusivamente nell’assemblamento di componenti o smistamento di un prodotto finito altrove.