Mentre Trieste continua a stringersi attorno ai parenti, agli amici e ai colleghi di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi venerdì pomeriggio in Questura, proseguono anche le indagini. Il gip Massimo Tomassini, che ha convalidato il fermo di Alejandro Augusto Stephan Meran, ha ricostruito la drammatica sparatoria negli uffici di via Tor Bandena, parlando chiaramente di una ‘mattanza’.
Il 29enne dominicano, accusato di duplice omicidio e tentato omicidio plurimo, anche grazie a quanto emerso dall’analisi delle telecamere di videosorveglianza, avrebbe mostrato lucidità nel portare avanti l’azione delittuosa.
Dopo aver rubato l’arma di servizio a Rotta e poi a Demenego, avrebbe ‘scarellato’ per armare la pistola. E non avrebbe mai desistito dal suo intento, come dimostra il fatto che abbia esploso 16 colpi, all’indirizzo di altri otto agenti. Oltre ai due poliziotti uccisi e al terzo agente ferito, il bilancio della sua aggressione avrebbe potuto, dunque, essere molto più grave.
Il dominicano si è arreso solo quando è stato a sua volta colpito all’esterno del Palazzo della Questura, quando stava cercando di impossessarsi di un’auto per darsi alla fuga. In quel momento, ha fatto sapere il Questore Giuseppe Petronzi, negli uffici non c’erano civili. E forse anche questa coincidenza ha permesso che il bilancio della sparatoria non fosse più grave.
Il gip nell’ordinanza che dispone il carcere per l’uomo, non appena potrà essere dimesso dall’ospedale di Cattinara, dove è ancora ricoverato, rileva l’assenza di riscontri oggettivi su una possibile malattia psichica dell’uomo. Le uniche prove di disagio mentale, dunque, sarebbero al momento le testimonianze del fratello, che lo aveva accompagnato in Questura dopo il furto del motorino, e della madre, che ha chiesto perdono ai parenti delle vittime.
Saranno comunque fatte tutte le verifiche del caso, in attesa anche di riscontri dalla Germania dove, sempre secondo i familiari, Alejandro sarebbe stato seguito da operatori sanitari per disagi psichici.