Tre giorni dopo la strage che in Bangladesh ha provocato la morte di 20 civili di diverse nazionalità – tra cui i friulani Marco Tondat e Cristian Rossi -, si fa strada l’ipotesi che l’obiettivo del commando terrorista, composto da rampolli di buona famiglia che avevano studiato nei migliori istituti del Paese, potessero essere proprio gli italiani. Ipotesi che al momento la Farnesina non conferma, mantenendo una posizione cauta, ma che sembra avvalorata da un’informatica dei carabinieri del Ros.
Italia e Giappone pagano il tributo più alto
Dalla Farnesina arriva la notizia di un lungo colloquio telefonico tra che il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e quello giapponese Fumio Kishida per coordinare le attività diplomatiche e di intelligence dei due governi a seguito dei fatti di Dacca in cui hanno perso la vita 9 italiani e 7 giapponesi.
Isis, un nemico subdolo e insidioso
Il massacro compiuto nella Holey Artisan Bakery ha profondamente scosso il Bangladesh, un paese sotto choc che oggi mette in dubbio le rivendicazioni stesse dell’Isis, stentando ad accettare la matrice jihadista dell’attentato. E’ lo stesso ministro dell’Interno locale a parlare di rampolli di ricche famiglie locali arruolatisi nelle file della jihad “per moda”.
Kalashnikov e sorrisi: i volti dei terroristi
L’Isis, però, ha rivendicato l’attentato e di cinque dei componenti del commando ha mostrato le foto, sorridenti con kalashnikov in mano: Akash, Badhon, Bikash, Don e Ripon, questi i loro nomi. Tutti loro erano seguiti da tempo dalle forze dall’intelligence locale, come ha fatto sapere l’ispettore generale della polizia del Bangladesh, Shahidul Hoque.
Il governo del Bangladesh fino a ora ha sempre negato infiltrazioni jiadiste, stavolta, però, è costretto a guardare in faccia un nemico interno, insidioso e sempre più minaccioso.