Con il passare delle ore, si aggrava il bilancio dell’attentato di Nizza dove ieri sera, poco dopo le 22.30, un tir si è lanciato a oltre 80 chilometri sulla folla radunata sulla Promenade des Anglais in occasione dei festeggiamenti per il 14 luglio, la ricorrenza nazionale francese della presa della Bastiglia. Sono 84 le persone uccise nella strage, condotta da Mohamed Lahouaiej Bouhlel, franco-tunisino di 31 anni, residente a Nizza. Secondo la direzione generale della sanità francese, 48 persone sono ferite in modo molto grave, 25 delle quali in rianimazione; 188 pazienti sono stati curati negli ospedali del dipartimento delle Alpi Marittime.
Tra i feriti ci sono oltre 50 bambini, diversi dei quali lottano tra la vita e la morte; due di loro hanno perso la vita questa mattina, dopo che i medici avevano disperatamente cercato di salvarli. Molti italiani risultano ancora irrintracciabili: la Farnesina ha immediatamente attivato la propria Unità di Crisi che, in stretto contatto con il Consolato, l’Ambasciata a Parigi e le autorità locali, sta seguendo l’evolversi degli eventi e verificando l’eventuale coinvolgimento di connazionali.
Unità di Crisi: 0039 0636225 – [email protected]
Il racconto dei friulani
Tra i testimoni miracolosamente scampati alla strage francese, ci sono anche alcuni friulani. Uno di loro è Jan Mizzaro, il nipote dell’ex sindaco di Pinzano al Tagliamento, Luciano De Biasio, che abita a Cannes. Nel racconto riferito proprio da De Biasio, il 32enne cha fa la guardia giurata in Francia, era a Nizza per lavoro. Si è trovato nella traiettoria di un proiettile, ma è riuscito miracolosamente a salvarsi gettandosi da un muretto. Una prontezza di spirito che gli ha permesso di mettersi in scampo, rimediando una distorsione al ginocchio. E’ stato curato in ospedale e ora fisicamente sta bene, anche se la drammatica esperienza lo ha profondamente scioccato, specie per la visione dei tantissimi corpi a terra, molti dei quali di bambini.
Un altro ‘miracolato’ è Michele Lopetz, 42enne lignanese che da diversi mesi lavora come cameriere a Montecarlo. Si trovava a cena con un collega in un locale vicino alla zona del brutale attacco e ha visto avvicinarsi tantissime persone in fuga. Inizialmente non ha capito cosa stesse accadendo, ma poi il trambusto e il rumore degli spari ha chiarito la portata della strage. Si è così ritrovato all’interno del ristorante assieme a moltissima altra gente, tutti con la stessa paura negli occhi. Alla fine, dopo oltre 50 minuti, la liberazione, grazie all’intervento dell’esercito. E l’orribile visione della strage, con i cadaveri straziati in strada. Il primo pensiero? E’ stato quello di avvisare la famiglia, in particolare il fratello Luca che vive a Latisana.