Quando nel 2010 l’allora sindaco di San Daniele Emilio Job, annuncia l’acquisto del teatro Ciconi, sembra finalmente giunta a una svolta la storia di uno degli spazi culturali più importanti dell’area collinare, ormai chiuso da qualche anno e realizzato nel lontano 1927 su progetto dell’ingegnere Italico Gonano.
Ci sono i soldi per far partire i lavori, circa 4 milioni, tanto che Job scommette che in due anni i sandanielesi riavranno il loro teatro, ma quella scommessa fu persa anche perché Job nel frattempo fu sfiduciato. Il filo del discorso è stato riallacciato soltanto qualche tempo dopo, quando l’amministrazione guidata da Paolo Menis decide di rompere gli indugi e impegnarsi a testa bassa per ricostruire ex novo una struttura rivelatasi assai più malandata del previsto.
L’incarico è affidato all’architetto Pennati, ma il percorso è tutt’altro che scontato e Menis deve anche affrontare qualche mal di pancia all’interno della sua stessa maggioranza sull’opportunità di avviare lavori tanto costosi e impegnativi, anche perché nel frattempo il costo degli interventi è raddoppiato e servono all’incirca 6 milioni di euro. Alla fine Menis mette tutti d’accordo e riesce ad approvare, all’inizio di dicembre del 2017, il progetto esecutivo del primo lotto, del quale però non avrà il piacere di veder partire i lavori perché nel frattempo perde la competizione elettorale, quasi che il Teatro Ciconi porti con se una sorta di maledizione che perseguita chi compie scelte capaci di incidere sui destini di questa struttura.
L’intero progetto come risulta dalla delibera del dicembre 2017 è stato suddiviso in 5 lotti per complessivi 4 milioni e 793 mila euro, dei quali quasi 3 milioni e 900 mila euro risultano finanziati con contributi regionali e la parte restante dalle casse comunali. Ora la palla è in mano al sindaco Pietro Valent a cui spetterà sfatare questa superstizione.
L’unica parte del teatro Ciconi rimasta in piedi è la faccia e parte del foyer. Tutto il resto, inclusi i locali un tempo utilizzati come discoteca, sono stati demoliti e lasceranno in quanto la loro messa a norma antisismica sarebbe risultata era particolarmente complicata e tale da non rendere sostenibile la spesa.
Prima del quarto lotto la parola passerà nuovamente ai cittadini
I lavori del primo lotto dedicati al Teatro Ciconi di San Daniele sono partiti a metà giugno e procedono secondo la tabella di marcia. La demolizione che ha risparmiato facciata e foyer è stata tutt’altro che semplice visti gli scarsi spazi a disposizione e il fatto che il complesso si trova a ridosso di altri immobili del centro cittadino, ma gli accorgimenti presi dall’impresa Del Bianco di Udine hanno permesso di limitare i disagi. Attualmente sono in corso i lavori di posa delle palificazioni che hanno lo scopo di consolidare il terreno a tutela delle proprietà confinanti e solo successivamente saranno asportati i detriti rimanenti: “Entro fine anno – conferma il sindaco Pietro Valent – contiamo di fare il bando per il secondo e terzo lotto dei lavori. In sostanza abbiamo a disposizione i fondi necessari per completare l’opera se si eccettuano circa 200mila euro che contiamo di recuperar mediante i ribassi d’asta. Poi passeremo al quarto lotto, ma prima dovremo avere ben chiara l’idea di come usare questa struttura. Per questo motivo intendiamo consultare le commissioni consigliari che stanno per essere attivate e la comunità per raccogliere indicazioni e proposte. Per aprire il teatro credo servirà anche un sesto lotto, ma molto dipenderà dalle indicazioni che giungeranno dalla città”. Il cronoprogramma prevede il completamento dei lavori nel 2021: “Servirà in pratica l’intera legislatura – conferma il sindaco -, ma alla fine San Daniele riavrà il suo teatro”.