Questa mattina 45 immigrati ospitati al Cie di Gradisca d’Isonzo sono stati trasferiti nell’analoga struttura di Trapani. Il provvedimento è stato disposto dal Ministero dell’Interno, dopo che il centro isontino è stato reso di fatto inagibile dalle rivolte in serie scoppiate la scorsa settimana. Alle 11.30 le prime partenze dal Friuli Venezia Giulia verso la Sicilia di 32 immigrati irregolari, mentre per altri 13 saranno disposte le operazioni di rimpatrio. Nella struttura gradiscana rimarranno così 20 ospiti, per i quali si attende di conoscere il destino.
Pellegrino: Punto di partenza
“Stamattina 36 persone che ancora stanotte hanno tentato con fatica di sentirsi esseri umani al CIE di Gradisca d’Isonz si imbarcano su un aereo alla volta del Centro di Trapani – ha commentato l’onorevole Serena Pellegrino di Sel -. Notizia che per me e molti altri, pur attenuando parzialmente il senso di vergogna provato finora nei confronti di una situazione incivile, non rappresenta il punto d’arrivo ma il punto di partenza. Vorremmo il Centro chiuso per sempre, ma non è oggi realistico immaginare che ciò avvenga immediatamente e in via definitiva. Quindi la discussione sull’esistenza dei CIE non può fermarsi qui, deve anzi sostenere il percorso parlamentare di revisione delle norme sull’immigrazione, ribadendo in ogni modo il concetto che i fenomeni migratori dei popoli e le situazioni di clandestinità stanno dentro, e non fuori, il sistema di garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo”.
“Dietro le mura dell’ex caserma Polonio è probabile si avvieranno una serie di lavori di ristrutturazione – conclude Pellegrini -: evitiamo assolutamente di ripristinare tal quali le strutture esistenti, rimettendo a nuovo una prigione, ma realizziamo un progetto completamente diverso, fuori dalla illegittima concezione carceraria del trattenimento, destinato come i CARA ad accogliere persone per tempi molto brevi , in condizioni abitative ed igieniche che tutelino i loro diritti e rispettino la loro dignità , e consentano agli operatori e alle forze dell’ordine di gestire la struttura e affrontare le problematiche in maniera efficace e sicura”.
Ziberna: “Una sconfitta per lo Stato che si arrende di fronte ai devastatori”
“È evidente che la chiusura del Cie di Gradisca d’Isonzo, a seguito dell’ormai totale inagibilità della struttura dopo i danneggiamenti e le devastazioni subite, non può essere messa in discussione”.
Ad affermarlo è il vicecapogruppo Pdl in Consiglio regionale Rodolfo Ziberna che però, contestualmente, auspica che la struttura, una volta riparata, venga riaperta.
“È necessario – rileva Ziberna – che i responsabili delle devastazioni di questi giorni, degli atti di inciviltà e dei danneggiamenti a una struttura pagata con i soldi dei contribuenti, siano individuati e perseguiti. Non si può assistere a tali gravi atti e permettere ad alcune persone di rimanere impunite. Alcune, perché non è giusto fare di tutta l’erba un fascio: a differenza di altri bisognosi di accoglienza, questi detenuti hanno deciso di far valere la loro ragione con la forza.
“Stiamo assistendo alla sconfitta del diritto e delle regole democratiche e assistenziali della corretta accoglienza, di persone che fuggono da realtà in guerra e in pericolo di vita, dandola vinta, invece, a immigrati che, già segnalati alle autorità giudiziarie, compiono atti finalizzati solo a cercare di demolire il sistema di legge sui rimpatri e sugli accertamenti necessari.
“La chiusura del CIE di Gradisca – prosegue l’esponente del Pdl – è sicuramente una sconfitta per lo Stato che si arrende di fronte ai devastatori, innegabilmente anche per questo dei delinquenti, che demoliscono una struttura pagata da tutti gli italiani e che non è aperta da nemmeno dieci anni.
“Rattrista e colpisce, inoltre, che ci siano forze politiche di sinistra, sia a livello nazionale che regionale, che plaudono alla chiusura del CIE. Con questo atteggiamento si specula sulle disgrazie di molti disperati in cerca di aiuto nel nostro Paese. Persone veramente in difficoltà, o in cerca di un futuro migliore.
“La sinistra, invece, solidarizza con i violenti, con i facinorosi e i devastatori del patrimonio pubblico, isolando dalla loro ideologia – conclude Ziberna – le istituzioni rappresentative della nostra nazione, come Questura, Prefettura e tutte le forze di Polizia, chiamate a fare il loro lavoro, a volte in condizioni anche di pericolo, che sono state dimenticate da quei politici la cui aspettativa è solo ed esclusivamente quella di far chiudere una struttura, come ha ampiamente dimostrato il Governo regionale”.