No allo sfruttamento del lavoro domenicale che non comporta incrementi negli acquisti, bensì riduce soltanto la qualità di vita dei friulani.
Alla luce di questi dati di fatto, il Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, e il vicepresidente Daniele Macorig invitano tutti gli attori qui in Friuli – Confesercenti, organizzazioni sindacali e mondo ecclesiastico – ad istituire, con la collaborazione della Provincia, un tavolo di lavoro allargato in modo da regolamentare le nuove esigenze dei lavoratori a fronte di una restrizione evidente dei consumi che non permette, di certo, di utilizzare come pretesto, per mantenere aperti i centri commerciali, quello degli incassi.
“Si è dimostrato – spiega Fontanini – che da quando è stato approvato il decreto Salva Italia che ha liberalizzato gli orari dei negozi non c’è stato alcun incentivo al consumo, anzi”. E aggiunge: “Non si tratta di una battaglia clericale, ma di una battaglia antropologica che coinvolge l’essere stesso delle persone. È in gioco il futuro delle nostre città e del nostro vivere civile”.
Dal canto suo il vicepresidente Macorig rileva che “le aperture domenicali non hanno comportato alcun aumento occupazionale, bensì hanno impoverito il tessuto economico che si era costituto in tanti anni”.
Fontanini e Macorig invitano pertanto tutte le categorie coinvolte ad attivarsi per un confronto aperto sull’esempio di quanto oggi sta avvenendo a Padova la cui diocesi, oltre ad aver organizzato varie forme di boicottaggio delle spese festive a tutti i costi, ha promosso un convegno dal titolo “Libera la domenica”. Fontanini auspica che si replichi anche in Friuli il modello della campagna lanciata dalla diocesi di Padova, “Domenica non faccio la spesa”.
I cittadini capiscono qual è il senso dell’opposizione: la difesa di valori e qualità della vita, la regolamentazione di orari e lavoro perché al centro siano messe sempre la persona e la sua famiglia e non solo il guadagno spinto. “Occorre una mobilitazione seria che coinvolga associazione dei commercianti, sindacati, Acli, mondo religioso, per affrontare in maniera seria una problematica che diventa sempre più pressante”, proseguono.
Commercianti e diocesi, del resto, anche in Friuli, hanno unito recentemente le forze per lanciare anche sui sagrati delle chiese l’iniziativa della raccolta-firme per dire no allo shopping domenicale attraverso una legge d’iniziativa popolare, campagna a cui lo stesso Fontanini ha aderito. “Aprire i negozi di domenica – concludono Fontanini e Macorig – equivale a costringere uomini e donne, mariti e mogli, figli e genitori a non disporre di un solo giorno alla settimana in cui stare insieme, fare il punto della situazione, programmare le cose da fare, controllare gli studi dei ragazzi e tanto altro”.
Si deve “impedire la disintegrazione di quella trama familiare che tutto tiene, specialmente in questi tempi di crisi economica e morale”.
25 gennaio 2013