Il caso Cospalat ha scosso l’opinione pubblica, determinando un calo di vendite dei prodotti a marchio Cospalat. L’interrogazione presentata in Giunta dal consigliere regionale del Pdl Paride Cargnelutti, vicepresidente dell’Assemblea legislativa del FVG, nasce proprio dalla necessità di “tutelare le aziende agricole produttrici coinvolte nelle indagini giudiziarie sul Cospalat e aprire un tavolo di crisi con tutti i soggetti interessati per tutelare i posti di lavoro”.
”Le notizie relative alle indagini giudiziarie sul Consorzio Cospalat – ha spiegato Cargnelutti – hanno determinato un forte turbamento nella pubblica opinione. Ma non solo, in quanto l’indagine coinvolge, di fatto, l’intero comparto produttivo lattiero caseario e, unicamente per quanto riguarda il Cospalat, vede coinvolti ben 80 posti di lavoro concentrati nei punti di distribuzione e 60 aziende agricole produttrici con un impatto occupazionale di ulteriori 300 addetti”.
”Una situazione grave anche perche’, a quanto risulta, nella maggior parte delle aziende agricole gli allevamenti del bestiame sono realizzati secondo standard di pulizia e di alimentazione all’avanguardia, con controlli quotidiani da parte dei servizi veterinari. Tutte aziende che svolgono una funzione sociale prima che economica (in molti casi sono state riconosciute anche come fattorie didattiche) e che vedono coinvolte intere famiglie nella loro conduzione quotidiana. Si tratta di un sistema produttivo molto diffuso che rischia seriamente di trovarsi in profonda crisi, con immaginabili problemi di occupazione, senza peraltro essere responsabili della situazione”.
”Ritengo quindi necessario – prosegue l’esponente Pdl – che la regione tuteli le aziende agricole produttrici coinvolte nel caso Cospalat, aprendo un tavolo di crisi che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati”.
”Sarebbe anche opportuno – conclude Cargnelutti – che l’amministrazione regionale si pronunciasse in via definitiva rispetto alla contrapposizione fra l’utilizzo delle tecniche di coltivazione tradizionali che richiedono massicci trattamenti chimici, ovvero l’utilizzo degli Ogm, chiarendo se questi ultimi comportano dei rischi”.
27 giugno 2013