Continuano le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trieste, per contrastare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione all’interno di centri massaggi gestiti da cittadini cinesi che, negli ultimi mesi, hanno portato alla chiusura di due attività ‘a luci rosse’ in città.
Nei giorni scorsi, il personale della Squadra Mobile del capoluogo giuliano, ha eseguito un decreto di perquisizione emesso dal Pm Federico Frezza, titolare del fascicolo. Nel mirino degli agenti il centro massaggi e le abitazioni di una cittadina cinese classe 1970 e di una sua dipendente connazionale.
Quanto emerso ha portato al sequestro dell’attività e di una cospicua somma di denaro nella disponibilità della titolare del centro, che si presuppone fosse frutto dell’illecito sfruttamento della prostituzione.
In tutte le indagini analoghe svolte negli anni passati, è emerso come le ragazze, costrette a lavorare ininterrottamente dalle 8 alle 23, non percepiscano che una minima parte del guadagno per la loro attività. Le giovani vengono ‘smistate’ da una città all’altra, da un centro all’altro senza mai avere voce in capitolo, stante il loro stato di clandestinità e il loro debito con chi le ha fatte arrivare illegalmente in Italia.
In altri termini, le indagini mirano ad andare in soccorso di queste vittime di un indegno sfruttamento, che assomiglia non poco a una sorta di schiavitù, sia pure a tempo, cioè fino all’estinzione del debito.