“Il punto della questione non è quello che fanno le vittime, ma la sostanziale impunità dei carnefici”. Sposta l’attenzione dai casi singoli alla reazione della società Giulia Blasi, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica che, dopo la denuncia di Asia Argento di aver subito violenza dal produttore di Hollywood Weinstein e soprattutto dopo la valanga di critiche piovuta sull’attrice, ha lanciato l’iniziativa di “#quellavoltache”, un hashtag sotto cui si sono raccolte migliaia di testimonianze di donne che hanno subito molestie e violenze.
“Fondamentale è il fattore culturale: chi maltratta considera la donna una sua proprietà e considera un suo diritto ‘usarla’ come meglio crede. Da qui discende la percezione della donna nella nostra società e il fatto che l’Italia sia un Paese al maschile che non mette in discussione il ruolo degli uomini. Ecco allora che le vittime ci pensano mille volte prima di denunciare. Perché? Perché una volta denunciato sei lasciata completamente sola, isolata, diventi una paria. Perché rischi di perdere amici e affetti famigliari, perché ti trovi a rinunciare al tuo ruolo sociale, perché spesso hai difficoltà a mantenere te stessa e i tuoi figli. Una situazione che frena molte vittime dal provare a uscire dalla situazione”.
Come cambiare? “Si deve cominciare dall’educazione di genere nelle scuole, partire dai più giovani. E poi bisogna parlarne. Più se ne parla, più si dà forza alle donne che subiscono violenza e che vogliono trovare il coraggio per uscirne”.
“Troppi carnefici restano impuniti”
Sposta l’attenzione dai casi singoli alla reazione della società Giulia Blasi, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica
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